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Amore per lo sport oltre ogni ostacolo, la storia di Daniele Pepe: “Voglio aiutare gli altri a competere nonostante le disabilità”

Una passione sfrenata per la bicicletta e la voglia di esprimere al massimo le proprie potenzialità nonostante la disabilità. È la storia di Daniele Pepe, 32 anni, romano, nato con un’agenesia del braccio destro. Un problema con il quale convive da sempre, che non gli ha però mai impedito di provare l’emozione di salire in sella alla sua bici.

Sono nato senza la mano destra e convivo con questa situazione da tutta la vita – racconta Daniele -. Da piccolo ho provato quasi tutti gli sport, ma con la bicicletta è stato amore a prima vista. Spesso mi sono chiesto anche io perché non abbia scelto sport più semplici da intraprendere con il mio problema, ma poi ho capito che niente mi dava le stesse emozioni della bicicletta. Per me non solo è uno sport, è parte integrante della mia vita. È un mezzo di evasione, mi dava e mi dà tuttora una sensazione di libertà. Torno bambino ogni volta che salgo in sella”.

A quello che sarebbe potuto essere un grande ostacolo per seguire la sua passione più grande, Daniele ha deciso di rispondere auto-disegnandosi una protesi che gli permettesse di avere alte prestazioni e di stamparla attraverso l’uso della tecnologia 3D: “Da bambino guidavo la bicicletta con una mano sola. Non sono un ciclista professionista, nella vita faccio tutt’altro. Ma nel momento in cui si è manifestata l’esigenza di voler migliorare le mie performance in mountain bike, e ho notato che comunque sul mercato non c’era niente per me, sette anni fa ho deciso di disegnarmi da solo un modello e poi di stampare il progetto presso uno studio. Sono passato da una scansione del mio braccio, una fotogrammetria nello specifico, che poi ho modellato, facendo sì che potessi avere una buona mobilità del polso e che l’impugnatura fosse ben salda. La cosa più importante di tutte era però che in caso di cadute, non rimanessi attaccato alla protesi. Il sistema che ho ideato mi permette di staccarmi senza nessuna fatica nel momento della caduta. Lo faccio in maniera automatica. Mi permette anche di approcciarmi alla mountain-bike in maniera più sfidante e competitiva, confrontandomi con ciclisti normodotati. Infatti, non partecipo a una categoria a parte quando corro le gare, lo faccio al pari degli altri. C’è gente che si accorge della mia disabilità solo al termine del giro, quando magari scambiamo due parole. Ho scelto io di gareggiare con i normodotati perché non credo che quello che ho, ma soprattutto la soluzione con cui l’ho approcciata, mi porti effettivamente uno svantaggio”.

Un’esperienza, quella di Daniele, che si è poi tramutata nel 2023 nella voglia di aiutare tutti coloro che abbiano bisogno di ausili protetici per praticare sport, attraverso la creazione di un’associazione no profit: “La cosa più bella di tutta questa storia è che ho deciso un anno fa di mettere la mia esperienza al servizio di questa associazione del terzo settore e di promozione sociale che si chiama “Togheter We Ride”, della quale sono presidente e fondatore insieme ad altri ragazzi. La nostra idea ha un duplice scopo. Da una parte quello di promuovere la mountain bike come sport e filosofia, ma al tempo stesso, attraverso le finanze dell’associazione, di creare e consegnare ausili protetici come il mio a persone che in giro per l’Italia ne abbiano bisogno, a seguito di un’invalidità o di un infortunio. Per ogni persona con la quale siamo venuti a contatto abbiamo dovuto ridisegnare da capo il modello, perché sia l’esigenza che il modo di guidare era diverso l’uno dall’altro. Ciò che differenzia i nostri prodotti da quelli già sul mercato è che il nostro fine è quello di far competere le persone come se avessero entrambi gli arti”.

Una soluzione che si sta pian piano allargando anche ad altri sport: “Con la stampante 3D ci siamo resi conto che possiamo veramente fare qualsiasi cosa. Si è rivolto a noi un signore che ci ha chiesto una protesi per riprendere l’attività fisica in palestra e quindi ad esempio fare l’ellittica o la sala pesi. Ad oggi non si è presentata l’occasione e non siamo ancora arrivati a quelle persone che magari vogliono giocare a tennis o a golf o a qualsiasi altro sport che richiede l’utilizzo della mano, ma sicuramente è il nostro obiettivo. Quando mi arrivano richieste che esulano dalla bicicletta riparto sempre dalle basi di quel determinato sport. Mi devo far spiegare attentamente come funziona, perché non voglio semplicemente restituire alle persone il prodotto più adatto per tornare a praticarlo. L’opportunità migliore che si può dare a chi è affetto da disabilità non è permettergli di fare l’attività fine a se stessa, ma permettergli di esprimere al massimo il proprio potenziale”. Di seguito il link Instagram per chi fosse interessato all’iniziativa.

 

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