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ESCLUSIVA – Mauro Nespoli: “A Rio volevo ritirarmi, ora sogno di chiudere a Brisbane 2032”

Una passione nata per caso, successi, momenti difficili e ritorni: Mauro Nespoli, azzurro del tiro con l’arco e del gruppo sportivo dell’Aeronautica Militare, non si è fatto mancare nulla in carriera ed ora non vuole smettere di sognare. “Ho iniziato a tirare con l’arco nell’agosto del ‘97 per puro caso. Mi trovavo in vacanza all’Aprica e dietro all’hotel in cui alloggiavo con i miei genitori era stato allestito un campo dalla società locale e c’era la possibilità di provare questa disciplina. Ho stressato mia madre finché ha ceduto, perché era un po’ preoccupata dall’idea che l’arco fosse un’arma, che potesse non essere in sicurezza. È stato un vero e proprio amore a prima vista e fortunatamente ho scoperto, rientrati dalle vacanze, che a Voghera c’erano gli Arceri Voghera e Luciano Malovini, atleta della Nazionale paralimpica, era a disposizione come istruttore. Quindi ho riacceso questo amore scoppiato in vacanza nella mia città, a due chilometri da casa mia, e ho praticamente continuato ininterrottamente fino a oggi”.

Da quel 1997 Mauro è cresciuto molto, arrivando a disputare quattro Olimpiadi, tutte diverse una dall’altra. “L’Olimpiade di Pechino per me è stato un qualcosa di magnifico – racconta l’arciere azzurro -. Aldilà che era la prima, era tutto veramente fuori misura. Tutto fatto appositamente per impressionare, compresa la Cerimonia di Apertura, che è l’unica a cui ho potuto partecipare quindi è stato veramente un qualcosa di esaltante. Londra 2012 è stata un po’ quella del riscatto dopo la prima esperienza con un mio errore all’ultima freccia che ci ha costretti ad accontentarci della medaglia d’argento. Arrivavo con maggiore consapevolezza e fiducia in quelle che erano le mie possibilità e quindi con maggiore determinazione, in un clima sicuramente meno volto ad impressionare le persone, più concreto”. Poi ci sono state Rio 2016 e Tokyo 2020, “un’Olimpiade molto stressante dal punto di vista psicologico perché questo nemico invisibile ti poteva cogliere all’improvviso quindi sono stato molto sotto pressione. Poi l’assenza di pubblico in questo clima molto teso non ha aiutato, quantomeno per chi, come me, aveva già avuto altre esperienze. Nel tiro con l’arco purtroppo l’assenza di pubblico è una cosa a cui siamo abituati: la grossa differenza tra le Olimpiadi e le altre competizioni sta proprio nella vicinanza del pubblico e nella mediaticità dell’evento”.

Nonostante la situazione molto stressante, Nespoli a Tokyo ha conquistato uno splendido argento individuale: un bel riscatto per chi aveva pensato di lasciare. “Ho pensato di smettere prima e durante l’Olimpiade di Rio de Janeiro – racconta Mauro –. C’erano state tensioni con lo staff federale, era un periodo in cui sentivo molto forte la responsabilità di rifare il risultato che avevo ottenuto a Londra e quindi mi sono caricato di grandi aspettative anche in negativo. Ho pensato prima e durante i Giochi che sarebbero stati miei ultimi. Durante la competizione individuale però ho avuto la possibilità di ritrovare questa leggerezza perché sarebbero stato le ultime frecce e di riassaporare quello che era il divertente del tiro con l’arco e tornare un po’ bambino e questo mi ha ridato l’energia”. “Ora punto a Parigi, sicuramente ho ancora gli occhi su Los Angeles 2028 e mi piacerebbe chiudere romanticamente con le Olimpiadi in Australia nel 2032. Come si dice “l’appetito vien mangiando” e se avrò ancora fame sicuramente il tiro con l’arco è uno sport che si presta questo tipo di imprese” ha aggiunto Mauro, che sogna ma tenendo i piedi ben saldi a terra.

Mauro Nespoli – Foto World Archery

Le qualificazioni per Parigi 2024 non è ancora certa e un po’ di scaramanzia c’è: “Non dovessi qualificarmi per le Olimpiadi di Parigi, sicuramente mi organizzerò per andare a vedere quanti più sporti possibili” scherza Mauro, che vorrebbe vedere dal vivo tutte le discipline, perché tutte ai Giochi vengono esaltate al massimo dagli “atleti, che fanno sembrare facili delle cose molto complesse che veramente ti rapiscono e affascinano”. D’altronde, la scaramanzia l’ha fatta da padrona per anni: “Finché non si sono arresi all’usura del tempo ho riutilizzato in tutte le finali che ho tirato dopo le Olimpiadi di Londra lo stesso paio di boxer, lavandolo ovviamente – scherza Mauro –. Devo dire che poi alla fine non è che tutte le finali che ho tirato dopo Londra con quel paio di boxer le ho vinte, però piuttosto che rischiare… Quando poi si sono arresi allora ho abbandonato il mio feticcio scaramantico e adesso cerco veramente di vivermi ogni singola gara come se fosse la prima e l’ultima”.

Emozioni talmente forti che le gare “tendo a dimenticarle abbastanza velocemente. L’Olimpiade di Londra, in realtà, me la ricordo solo perché l’ho rivista poi in televisione. L’ho vissuta così intensamente, che di freccia in freccia resettavo e ripartivo per avere sempre a disposizione il pieno delle energie per il tiro successivo”. Resettare, infatti, è fondamentale perché “ogni freccia può contaminare le successive, sia in negativo che in positivo, ma non lo deve fare perché se sbagli un tiro, non è recuperabile. Per questo è necessaria una preparazione decisamente più ampia, ormai è diventata una gara a chi sbaglia meno: rimanere impantanati mentalmente sul tiro sbagliato non fa altro che innescare nuovi errori e quindi compromettere irrimediabilmente la gara. Il nostro allenamento si basa proprio sul lasciar andare il più velocemente possibile un colpo sbagliato così come un colpo bene seguito”.

Mauro Nespoli – Foto World Archery

La precisione richiesta per vincere le competizioni è salita di molto e il numero di atleti competitivi a livello internazionale è cresciuto tantissimo”, motivo per cui “oggi l’arciere è a tutti gli effetti un atleta a 360°”. Bisogna curare tutti gli aspetti (preparazione fisica, cura dei materiali, aspetti nutrizionali), compreso quello mentale: “Io lavoro da anni, praticamente da sempre, con la figura dello psicologo sportivo, ne ho cambiati alcuni nel corso della mia carriera perché cresce l’arciere e cambiano le esigenze ovviamente”. La pressione poi aumenta nella competizione a squadre, dove la prestazione influisce anche sui compagni e “questo tipo di pensiero sicuramente può diventare estremamente limitante”. Serve quindi massima concentrazione: “In quel momento, prima di scoccare il mio tiro visualizzo quello che sarà il colpo che mi appresto a lanciare, visualizzo i miei movimenti e cerco di vuotare la mente il più possibile e lasciare che gli automatismi di decine di migliaia di frecce tirate ogni anno facciano il loro corso. Mi concentro solamente sul mio gesto, sul qui e ora. Dopo che ho scoccato mi godo il volo della freccia fino a 70 metri e ancora prima che la freccia esca dall’arco, da come la corda lascia le dita e da come l’arco scatta verso il bersaglio, so già se la freccia andrà al centro oppure no”.

Automatismi che arrivano dopo decine di migliaia di frecce tirate, dicevamo. Forse proprio per questo “conto i giorni a quando potrò farmi 60 giorni senza tirare una freccia”, ammette Mauro, spiegando come di norma l’anno post olimpico sia un anno un po’ di scarico per recuperare le energie, ma visto lo slittamento di Tokyo, di fatto, i Giochi di Parigi chiuderanno un ciclo di lavoro iniziato nel 2017. “Sono 7 anni che non mi concedo un lungo periodo senza l’arco quindi sto aspettando il post olimpico per andare un po’ in vacanza” e dedicarsi ai due passatempi preferiti: camminare in montagna e correre in pista con la macchina. “Peraltro legato al camminare – rivela Mauro – nel 2008, prima delle Olimpiadi di Pechino, ho fatto un fioretto a La Gazzetta dello Sport che avrei fatto il Cammino di Santiago de Compostela a piedi qualora fossi tornato a casa dalla mia prima Olimpiade con una medaglia e potrebbe essere questa l’occasione per iniziare ad incamminarmi”.

Fioretto a parte, l’Olimpiade di Pechino ha lasciato qualche strascico anche nei mesi successivi “perché in gara continuavo a rivedere quell’ultimo colpo ed era molto pesante passare di competizione in competizione”. Però “per quanto fosse svilente gareggiare, volevo uscirne” e con grande determinazione Mauro è tornato sul podio. Per questo, “mi sono rimasti particolarmente nel cuore i Campionati Mondiali Universitari del 2010: è stata la prima gara internazionale dopo le Olimpiadi di Pechino in cui sono riuscito a tornare sul podio, tirando dalla prima all’ultima freccia come volevo io. È stata la prima gara a distanza di due anni da quel tiro di Pechino in cui sono stato padrone, dall’inizio alla fine, di me stesso e della mia azione e questo è stata la chiusura di un periodo particolarmente difficile della mia carriera sportiva”.

Mauro Nespoli – Foto World Archery

Ora le difficoltà sembrano alle spalle e l’anno olimpico è iniziato con il trionfo agli Europei indoor di Varazdin, in Croazia, risultato che “mi carica un po’ di energia. Mi è piaciuto come ho tirato e come ho saputo gestire dal punto di vista mentale la gara. Questo mi stimola in vista dei prossimi appuntamenti all’aperto che inizieranno con una prima gara di rifinitura ad inizio aprile ad Antalya. Poi ai primi di maggio avremo i Campionati Europei di Essen, in Germania, la prima delle due occasioni di qualificazioni per i Giochi, sia nell’individuale che con la squadra. Poi ci sarà una tappa di Coppa del Mondo in Corea, sulla quale non abbiamo ancora posto il focus. E alla terza settimana di giugno ci sarà di nuovo ad Antalya l’ultimo torneo di qualificazione”. Tanti impegni dunque prima di quel fatidico 24 giugno che chiuderà le qualificazioni ai Giochi di Parigi, con la speranza di trovare condizioni meteo favorevoli. “Personalmente mi trovo un po’ in difficoltà quando la luminosità è piuttosto bassa, quindi di norma quando piove: fa freddo, c’è buio e quindi diventa più difficile mirare. Dovessi scegliere, ci fosse una bella giornata con un filo di vento, non troppo, lo preferirei”, dice Mauro. Vero che “l’importante è che nel piano di allenamento ci sia sempre spazio per allenare le cose su cui non ci troviamo a nostro agio” ma, nel dubbio, da qui in avanti speriamo in giornate soleggiate con poco vento.

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