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Juventus, c’è un problema: si chiama Massimiliano Allegri

Massimiliano Allegri Juventus
Massimiliano Allegri - Foto LiveMedia/Nderim Kaceli

Massimiliano Allegri è ormai diventato un problema per la Juventus, non la soluzione. I primi due anni del suo bis sulla panchina bianconera stanno per terminare e cosa ha lasciato in eredità alla società e ai suoi tifosi? La risposta è semplice: poco e nulla. Mai in lotta per lo Scudetto, è ormai figlio di un calcio che non esiste più. Il calcio negli ultimi anni si è evoluto mentre Allegri è rimasto indietro, non si è aggiornato. E ormai più che da allenatore di calcio parla da dirigente. 

Il campo non mente mai. Può mentire un risultato, possono mentire 3-4 partite, ma il rettangolo di gioco non dice mai bugie. E la Juventus in questi ormai due anni dell’Allegri bis non ha portato nulla di nuovo. Non ha mai proposto nessun tipo di calcio, i soliti schemi scheletrici. Le partite della Juventus sembrano ormai le puntate di un casinò: se esce il rosso perdi, se esce il nero vinci. E qualche volta pareggi. A caso. Tutte partite figlie di episodi, senza una precisa idea di gioco. Il valore della rosa della Juventus negli ultimi due anni si è nettamente abbassato: basti pensare a Dusan Vlahovic. L’ex centravanti della Fiorentina non solo non segna più, ma neanche gioca. Non gli arrivano palloni e quando gli arrivano sono a 40 metri dall’area di rigore, spalle alla porta. Non è il suo gioco, non è il suo calcio.

La Juventus ha speso soldi importanti in questi due anni. Ok, sicuramente c’è stata qualche scelta sbagliata: Di Maria e Pogba su tutti. Ma Allegri è stato un anno a dire che una cosa è giocare con tutta la rosa a disposizione, un’altra è giocare con i tanti assenti. Da qualche settimana a questa parte sono tornati tutti abili ed arruolabili: Chiesa, Di Maria, Vlahovic (eccetto ieri sera), perfino Pogba. Ma se possibile, la Juventus gioca anche peggio. La squadra con il monte ingaggi più alto, con la tifoseria più numerosa d’Italia, costretta a vedere 90 minuti più recupero di nulla. Di niente. Di zero tiri in porta. Ma Allegri sostiene che per 60 minuti i bianconeri hanno fatto una buona partita.

Lui, il più grande risultatista di tutti negli ultimi due anni ha collezionato solo figuracce: lo scorso anno mai stato in lotta per lo Scudetto, eliminato dal Villarreal negli ottavi di Champions League ed ha perso i due trofei nostrani con l’Inter di Simone Inzaghi. Quest’anno prima della pausa per il Mondiale era già fuori dalla lotta Scudetto e della Champions League, con un girone ai limiti dell’umiliante (3 punti su 18) e battuto anche dal Maccabi Haifa. E la penalizzazione non c’entra niente, quella è arrivata dopo. E lì Allegri, per un paio di mesi, è stato bravo a tenere il gruppo unito. Gestire un gruppo è sicuramente il suo punto di forza. Ma farlo giocare a calcio, dargli un’idea di gioco, quello no. E il campo non mente più. Ancora può vincere l’Europa League, ultima ancora di salvezza di un biennio insalvabile. Le partite si possono perdere, ma giocando, creando, provandoci, evolvendosi. Alla Juventus serve aria fresca. Alla Juventus serve un gioco. Alla Juventus serve un nuovo allenatore. 

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