Arrigo Sacchi: “Il Milan non è più un collettivo”

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“Il Milan non è più un collettivo. Ha vinto lo scudetto giocando come una squadra e ora si sono perse quelle caratteristiche. Può capitare”. Lo dice Arrigo Sacchi a ‘La Gazzetta dello Sport’ in merito alla crisi del Milan, battuto ieri a San Siro 5-2 dal Sassuolo. “Che fare? Risolvere un problema alla volta – sottolinea l’ex allenatore dei rossoneri e della Nazionale – Se si vuole intervenire su tutto, non si combina granché. Pioli è stato bravissimo, adesso deve convincere i giocatori. Bisogna entrare nelle loro teste“. La prima mossa, per Sacchi, è “ritornare a essere una squadra. Nel Milan ci sono tanti ragazzi che non hanno molta esperienza e magari non sono tecnicamente al top. Se giocano individualmente, si perdono“.

Sacchi spiega così i motivi del crollo dei campioni d’Italia: “Con i giovani bisogna avere molta pazienza. Questi ragazzi si sono trovati una condizione particolare: da semisconosciuti che erano si sono trovati, dopo aver conquistato meritatamente lo scudetto, improvvisamente proiettati sul palcoscenico. Questo può destabilizzare”. Un fattore psicologico, dunque, ma anche fisico, perché “alcuni giocatori sono tornati dal Mondiale, forse erano stanchi: queste manifestazioni ti prosciugano”. Cosa direbbe Sacchi se fosse l’allenatore del Milan? “Una cosa sola, prima di entrare in campo per l’allenamento: dovete tornare a essere una squadra. Tocca a Pioli stimolare la reazione”.

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Romano, nato in una calda estate del 1995 mentre la capitale iniziava a scoprire Francesco Totti e Alessandro Nesta. Cresciuto tra la terra e i sassi dei campetti della periferia romana e appassionato di scrittura. Ma tra il pallone e la penna ho scelto un compromesso: scrivere di calcio