Europa League

Mourinho cerca il sesto titolo europeo. Da valutare la gestione di Spinazzola e Dybala

Josè Mourinho Roma
Josè Mourinho - Foto LiveMedia/Gianluca Ricci

“Ora non penso più a cosa potrei vincere, ma alla felicita che posso regalare ai tifosi della Roma”. Parola di Josè Mourinho, uno che ha già vinto cinque trofei europei e cerca il sesto. Lo stesso che aspira a diventare il primo allenatore a vincere l’Europa League con tre squadre diverse, dopo i trionfi con Porto (2002/03) e Manchester United (2016/17). Quello che l’anno scorso con la Conference League si è imposto come il primo tecnico a vincere i tre trofei Uefa in attività. La sua Roma ora si prepara al test della finale di Budapest contro il Siviglia, la squadra che l’Europa League l’ha vinta più di tutti e che con Mendilibar, dopo le parentesi di Lopetegui e Sampaoli, ha ritrovato quella solidità necessaria per allontanarsi dai bassifondi della classifica ed eliminare Manchester United e Juventus. La Roma si presenta con una rosa da valutare. Spinazzola e Dybala in particolare sono i due titolari che Mourinho deve gestire alla luce dei potenziali 120′ da giocare. Entrambi dovrebbero partire dalla panchina, con El Shaarawy (o Zalewski) e Wijnaldum pronti dal 1′, ma occhio alle sorprese. Edoardo Bove, autore del gol che ha eliminato il Bayer Leverkusen, per ora sembra destinato alla panchina, ma la sua ferocia agonistica è un fattore che potrebbe risultare utile.

Gli occhi però sono tutti puntati su Paulo Dybala, autore di 16 gol stagionali e 8 assist. Quella di Mourinho sulla Joya non era pretattica: l’argentino ha recuperato, ma solo per “20-30 minuti” come confermato oggi. Insomma, l’argentino c’è ma non dal 1′. Come Belotti, destinato a lasciare il posto a Tammy Abraham. Alle spalle dell’inglese, toccherà a Lorenzo Pellegrini, che può diventare il primo capitano della Roma ad alzare due trofei europei. A centrocampo non sono in discussione Matic e Cristante, con Zeki Celik favorito su Zalewski a destra. A protezione di Rui Patricio, dovrebbe toccare a Mancini, Smalling e Llorente. Lo spagnolo sembra in vantaggio su Roger Ibanez. Queste le possibili scelte, ma poi c’è il campo che diventa uno scacchiere imprevedibile di fattori che bisognerà leggere in anticipo rispetto all’avversario. E in questo, come ha dimostrato nella sua carriera, Mourinho è maestro.

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