
In un momento di apparente stabilità per il calcio internazionale, un’improvvisa scossa istituzionale ha mandato onde d’urto fino ai vertici sportivi di una delle federazioni più potenti e influenti.
Il fulmine a ciel sereno non riguarda un campo da gioco, né una sconfitta o una clamorosa esclusione da un torneo. È qualcosa di più profondo, che affonda le radici nei palazzi della giustizia e nei meccanismi decisionali di una federazione storicamente centrale nel panorama mondiale. Quando la politica sportiva si intreccia con le inchieste giudiziarie, gli effetti possono essere destabilizzanti. E in questo caso, lo sono stati in modo immediato.
La rimozione forzata di un alto dirigente ha aperto un vuoto decisionale che rischia di compromettere, o quanto meno complicare, scelte già annunciate e processi già avviati. Scelte che coinvolgono non solo l’assetto amministrativo, ma anche quello tecnico, con potenziali ripercussioni sulla guida della nazionale. Un terremoto che, indirettamente, riguarda anche Carlo Ancelotti, chiamato solo pochi giorni fa a guidare la nazionale del Brasile verso i Mondiali del 2026.
Brasile sotto choc: Rodrigues destituito
La notizia è ufficiale: Ednaldo Rodrigues, presidente della CBF, la federcalcio brasiliana, è stato destituito dall’incarico per decisione della Corte Suprema Federale. Al centro della vicenda ci sono accuse pendenti da mesi, che hanno spinto la giustizia a interrompere anzitempo il suo mandato. Al suo posto, fino alle nuove elezioni previste per giugno, subentra Fernando Sarney, vicepresidente della federazione, in qualità di reggente ad interim. Il provvedimento arriva in un momento delicatissimo per il calcio brasiliano. Soltanto pochi giorni prima, infatti, lo stesso Rodrigues aveva annunciato con grande enfasi l’arrivo di Carlo Ancelotti come nuovo commissario tecnico della nazionale verdeoro. “È il più grande tecnico della storia, insieme scriveremo nuovi capitoli gloriosi”, aveva detto nel presentarlo.

Ancelotti, reduce da un triennio vincente con il Real Madrid e forte di un palmarès di 15 trofei solo con i blancos, aveva deciso di accettare la sfida di guidare il Brasile verso il Mondiale 2026, diventando il primo allenatore europeo a sedersi su quella panchina. L’accordo era stato definito da tempo e prevedeva la sua presentazione ufficiale e l’inizio delle attività già per la gara di qualificazione ai Mondiali 2026 contro l’Ecuador. Per Ancelotti, la sfida tecnica rimane intatta, ma l’ambiente attorno a lui si è fatto più instabile del previsto. Per il Brasile, dove il calcio è praticamente una religione per ogni abitante, questo rappresenta l’ennesimo choc da dover digerire in fretta.