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Antonio Conte: “Sono pronto a morire per il Tottenham, non sono così stupido da suicidarmi”

Antonio Conte Tottenham
Antonio Conte - Foto LiveMedia/Nigel Keene/DPPI

“Non sono così stupido da suicidarmi. Se mi chiedete se sono pronto a morire per questo club da qui a fine stagione sì, non sono così stupido da suicidarmi”. Lo ha detto Antonio Conte in conferenza stampa parlando del presente e soprattutto del futuro col Tottenham: “Col club abbiamo firmato un contratto di un anno e mezzo, un contratto insolito, solitamente uno firma per tre anni ma questa soluzione dava a entrambe le parti la possibilità di valutare la situazione. Da un lato il club poteva conoscere la mia personalità e le mie capacità come allenatore e lo stesso valeva per me, mi serviva a capire se eravamo sulla stessa onda. Ora, dopo un anno e mezzo, la società conosce me e io conosco la società e la situazione è chiara. Chiudiamo la stagione e vedremo. Il club sa benissimo come la penso e da qui a fine stagione sono pronto a morire per questo club. Se però devo diventare io il capro espiatorio no, non ci sto. C’è bisogno di tempo e pazienza, ma vedo che l’ambiente non ha pazienza o forse non vuole capire la realtà. Ma noi non facciamo miracoli, per cui vedremo cosa succederà in futuro”. 

Sugli obiettivi stagionali e sulle parole di Richarlison: “In questo momento la cosa più importante è restare concentrati sul campionato. Sapete cosa penso, cosa desidero. Ho parlato tante volte della situazione che ho trovato e che aspiriamo a essere competitivi fino a lottare per vincere. Parole Richarlison? Non mi ha criticato, ha detto che la sua stagione è stata una merda e ha ragione, perché ha avuto tanti infortuni. Ha iniziato bene con noi, poi si è fatto male, è andato ai Mondiali, si è fatto male di nuovo, è tornato ed è stato un mese fuori. In Premier ha fatto zero gol, due in Champions, e il ragazzo è stato sincero sulla sua stagione. Penso poi che abbiamo capito di aver sbagliato perché se parli dicendo ‘io’ e non ‘noi’ significa che pensi solo a te stesso. Ai miei giocatori ripeto che se vogliamo costruire qualcosa di importante, lottare per essere competitivi e vincere un trofeo, dobbiamo parlare col ‘noi’. Richarlison ha capito e si è scusato, il che è bello perché ho avuto ancora una volta la possibilità di mettere in chiaro quello che deve essere lo spirito di squadra”.

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