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Sofia Goggia: “Al 2024 chiedo stabilità e serenità. Lo sport è l’unico sistema meritocratico in Italia”

Sofia Goggia
Sofia Goggia - Foto LiveMedia/Alessio Marini

In una lunga intervista rilasciata a MARCA, Sofia Goggia ha toccato vari temi, a partire dalle sue aspettative per il 2024: “Chiedo un anno di stabilità e serenità, nulla più. Anno di transizione? Niente affatto. Ogni giorno della stagione è importante. Puoi provare cose diverse, ma devi sempre dare il massimo, in ogni momento. La voglia di vincere non cambia. Essere esigente è la mia forza e, allo stesso tempo, la mia debolezza. C’è una frase che dice che sei più forte quando conosci le tue debolezze. È giusto essere esigenti ma senza esagerare“.

Gli infortuni mi hanno reso più forte ma mi hanno anche indebolito. Non posso dire di essere una persona sana, provo dolore ogni giorno: è qualcosa con cui convivo. So di avere una buona forma fisica, ma so anche di essere fragile – ha aggiunto la campionessa azzurra, parlando poi dell’impresa di Pechino proprio dopo un infortunio – Mi sono fatta il segno della croce al cancelletto di partenza. Ogni volta che vedo quella discesa mi sembra sempre più incredibile, ma la testa è capace di realizzare cose che sembrano impossibili per il corpo“.

Sofia ha quindi approfondito la sua passione per la lettura: “Adesso sto leggendo ‘La figlia del Reich’, di Louis Fein. Ho avuto tante proposte per scriverne uno, ma penso che i libri degli atleti dipendano dalla scrittura a fine carriera. La storia di una vecchia libreria a Bergamo durante la pandemia? In quei mesi ho letto una decina di libri che ho comprato su Amazon. La verità è che non ne avevo bisogno, perché a casa abbiamo sempre dei libri da leggere. Ma per vedere qualcuno ho chiamato il mio libraio di sempre per vedere se poteva portarmi dei libri in moto. Mi ha spezzato il cuore che le piccole imprese se la passassero così male. Ogni volta che vedo il signor Arnoldi per strada lo saluto e ci abbracciamo“.

Goggia ha poi parlato del rapporto con i social network: “Vedo qualcosa, ma non ci dedico molto tempo. Preferisco vivere una vita vera, fatta di cose concrete e non di quello che ti raccontano. Sembra che le persone non vivano in relazioni sociali, vivono nei social network. È preoccupante“. Infine, su una tematica molto scottante in Spagna come il bacio di Rubiales a Hermoso ha detto: “E’ stato un po’ aggressivo. Siamo in un’epoca in cui le donne lottano molto per i diritti, ma senza ricordare che tutti abbiamo dei doveri. E non sto parlando delle donne ma dell’intera società. Bisogna fare cose concrete, non solo rivendicare diritti. L’unico modo per ascendere socialmente è il lavoro, l’unico sistema è la meritocrazia, che dà potere a ciascuna persona“.

A tal proposito, la sciatrice ha concluso: “In Italia si parla molto di patriarcato, di potere degli uomini sulle donne, che fa parte di una cultura medievale. Mi sento una donna indipendente che ha creato qualcosa per se stessa. Lavoro con gli uomini e non mi sento inferiore a nessun uomo. Ovviamente siamo diversi, con un sesso diverso e qualità diverse. Appartengo all’unico sistema meritocratico presente in Italia: lo sport. In Italia si lavora più per conoscenze che per competenze. Dobbiamo promuovere un sistema più meritocratico“.

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