Editoriali

Jannik Sinner: armi e margini tra presente e futuro

Jannik Sinner
Jannik Sinner - Foto Ray Giubilo

Jannik Sinner cresce, vince e convince. I successi a Pechino e Vienna, per la maniera in cui sono giunti, certificano l’ingresso (senza possibilità di smentita) dell’azzurro tra gli attuali big del circuito ATP. Le armi a disposizione sono tante, ma capacità e voglia di migliorarsi rappresentato il vero super potere di Sinner. Jannik sembra quasi ascoltare le critiche per poi, nel giro di qualche mese (a volte qualche settimana), smentirle. Schiacciarle. Distruggerle. Si pensi, ad esempio, alla mancanza di successi contro i Top5: sino al mese di gennaio di questa stagione (ad esattamente un anno dall’assunzione di Vagnozzi) erano arrivate 16 sconfitte su 17 tentativi; da Miami in poi Sinner ha vinto 7 volte su 10 contro i Top Players del circuito (con due vittorie su Alcaraz e altrettante contro Medvedev). Da un certo punto di vista la crescita esponenziale di Sinner potrebbe sembrare sorprendente ai più, ma tornando indietro nel tempo, e ritrovando le parole dei protagonisti di questa storia, la realtà appare chiara. Bastava semplicemente ascoltare.

GIOCATORE IN COSTRUZIONE. Simone Vagnozzi, coach di Sinner da febbraio 2022, lo ha ripetuto in ogni intervista. Sempre. “Jannik è un giocatore in costruzione” è il mantra che ‘Vagno’ ha portato avanti per mesi, a prescindere dai risultati. La coppia Vagnozzi-Cahill ha saputo toccare i tasti giusti e, soprattutto, ha capito come e dove intervenire nel tennis dell’altoatesino. Come una spugna Sinner ha assorbito e messo in pratica, perché un conto è avere grandi margini di miglioramento, un altro è avere la forza e la voglia di lavorare affinché si realizzino. Non è stato inizialmente un lavoro semplice, perché Sinner ha scelto di cambiare allenatore a stagione inoltrata (dopo aver svolto la preparazione invernale con il team di Riccardo Piatti). Un po’ come se Vagnozzi, e qualche mese dopo Cahill, avessero preso in corsa, a novembre, una big della Seria A di calcio; con tutte le conseguenze del caso. L’unica soluzione poteva essere (ed è stata) quella di allenarsi e migliorare durante i tornei. A Montecarlo ha palesato una maggiore dimestichezza nella smorzata e, ancora di più, la capacità di variare con il dritto carico in top spin (Rublev impazzì già all’epoca). Ci è voluto molto più tempo per il gioco di volo (scelta del colpo, posizione a rete ed esecuzione della volée) e per trovare il giusto movimento del servizio, che ha portato Sinner a tre fondamentali migliorie: variazioni (tagli e angoli), potenza (sia la prima che la seconda di servizio hanno avuto vantaggi nel tachimetro) e percentuale (grazie a un’esecuzione più sicura e con un timing più adatto a Sinner). Il fisico, a livello di reattività e resistenza, è cresciuto molto. “Jannik ha aumentato la massa muscolare di 4 kg”, aveva spiegato Cahill in una intervista di inizio anno. Forza, resistenza e brillantezza, ben visibili a Pechino e Vienna. Anche Sinner si era ben spiegato al Corriere dello Sport, nell’intervista realizzata da Sportface, dopo il titolo al China Open. “Posso fare di più”, aveva sentenziato. Si è visto, anche se solamente in parte (ed è un bene). La crescita mentale, anch’essa decisiva, deriva invece da tre diversi aspetti: 1) le migliorie tecnico-tattiche e fisiche che rendono Jannik più tranquillo in campo 2) la maturazione umana del ragazzo 3) il lavoro svolto sotto il profilo del ‘mental coaching’.

STEP SLAM. Non che Atp Finals e Coppa Davis non siano grandissimi obiettivi, ma lo sguardo di Jannik Sinner, ad oggi, non può non rivolgersi ai tornei del Grande Slam. E, di conseguenza, alle nuove migliorie da apportare al proprio tennis. Proprio per questo è importante ascoltare (di nuovo) e leggere tra le righe. In tutte le recenti interviste c’è un punto focale che è stato poco approfondito poiché non di stretta attualità. Jannik ha citato sempre la prossima preparazione invernale. Saranno settimane decisive per il 2024, l’anno della consacrazione definitiva. Oltre al fondamentale lavoro fisico (battere Alcaraz e soprattutto Medvedev 3 set su 5 è tutta un’altra storia, per non parlare di Djokovic), sarà opportuno allenarsi affinché alcune situazioni di gioco, divenute oggi solide, si trasformino in automatismi. Lo slice di rovescio e il gioco di volo, per fare un esempio, sono migliorati tantissimo, ma c’è ancora tanto da fare affinché siano del tutto sicuri e puntuali (nel senso stretto del termine: giocati nel momento giusto e nella maniera opportuna). La verità è che sino a qualche mese fa i punti deboli di Jannik Sinner erano evidenti, mentre oggi, chi scende in campo contro di lui, sa che di regali ne arriveranno ben pochi (come ha ben spiegato coach Cervara dopo la finale di Vienna). Ed è proprio adesso che Alcaraz, Medvedev e chiunque voglia ambire a ruolo da protagonista, dovranno rimboccarsi ancor più le maniche per alzare il proprio livello. Così come Sinner ha fatto, in maniera esponenziale, dal challenger di Bergamo 2019 all’ATP 500 di Vienna.

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