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ATP Finals 2023, Gaudenzi: “Nuova sede? Decidiamo nel 2024, ma non escludo un secondo ciclo a Torino”

Andrea Gaudenzi
Andrea Gaudenzi - Foto Ray Giubilo

TORINO

Nel giorno dell’attesa sfida tra Jannik Sinner e Holger Rune, il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi ha incontrato la stampa italiana in occasione di una tavola rotonda. Tra i temi cardine si è discusso del futuro delle Nitto ATP Finals, la possibilità di un Masters 1000 in Arabia Saudita ed il lavoro per rendere reale il matrimonio tra ATP e WTA. Di seguito tutti gli argomenti dal numero uno del circuito mondiale maschile. 

Gaudenzi: “Assegnazione Finals nel 2024” – Il board ATP è entusiasta di ciò che abbiamo fatto insieme alla FITP a Torino. L’evento è migliorato anno dopo anno, non era facile dopo la prima edizione del 2021 in pandemia. La cosa impressionante è come la città abbia abbracciato l’evento, questa è una cosa che non esiste a New York o Londra. La decisione su chi ospiterà il torneo dal 2026 sarà presa nel 2024 da nove membri del board, di cui io sono il chairman, quattro rappresentanti dei giocatori e quattro rappresentanti dei tornei. Valuteremo le opzioni e storicamente le Finals sono un evento che l’ATP vuole muovere, non staranno mai in una città per trent’anni. Se Torino farà due cicli come due cicli come Londra è qualcosa che deciderà il board. Quali sono le altre opzioni? Finché non andiamo sul mercato non lo sappiamo, sicuramente c’è chi è interessato e non è solo l’Arabia Saudita. L’ultimo Masters 1000 dell’anno è Parigi Bercy, quindi sicuramente l’Europa ha questo vantaggio.

Rinnovo di due anni per Torino? – L’idea di fare un ponte di due anni dopo il 2025 si può discutere. Le decisioni devono avere una logica, ma non c’è una regola che ci obbliga ad assegnare il torneo in slot di cinque anni.  La FITP ha la volontà di allungare e siamo contenti di questo. Il board guarda gli interessi dell’ATP che dal mio punto di vista sono i fan, l’atmosfera ed i giocatori. C’è anche l’aspetto economico perché le Finals sono la risorsa più importante per i fondi dell’ATP. Quello che guadagnamo da qui paga la maggior parte dei costi dell’ATP. Per le valutazioni sicuramente guardiamo anche ai giocatori, perché avere un giocatore di alto livello in casa è una variabile. Ogni membro del board poi darà priorità ad un aspetto particolare e giungeremo ad una decisione”. 

Sinner personaggio internazionale – Sinner ha un potere commerciale a livello mondiale, ma è un discorso che si estende a tutti i ragazzi qui a Torino. Io contro Federer ci ho giocato nel 2001 ed il Roger di diciotto anni non è quello che poi avete conosciuto dopo. Jannik è un ragazzo educato, si comporta bene ed è umile, c’è un’evoluzione di personaggio che lo può cambiare. La varietà delle personalità nel circuito è importante. Sinner non sarà il personaggio alla McEnroe ma sarà un esempio per i giovani”.

Stop alle partite dopo la mezzanotte? – Dopo Parigi Bercy ne abbiamo discusso con il board ed annunceremo presto cambiamenti perché non è una situazione accettabile. Faccio un disclaimer, il tennis è uno sport difficile e non potendo prevedere le durate dei match ci sono molto problemi di programmazione. Certe cose non devono accadere, ma indoor non è facile prevenire questi problemi ed in percentuale in un anno sono situazioni che accadono raramente. Noi cercheremo di intervenire, ma serve un attimo di comprensione perché non è facile. Se metti troppo poco tennis di contro il pubblico si può lamentare perché ha pagato il biglietto”. 

Masters 1000 in Arabia Saudita? – “Siamo già di fronte ad una riforma perché il piano “One Vision” è un piano di grande cambiamento. Il profit sharing è partito un anno in anticipo rispetto al piano iniziale, adesso tutti i Masters 1000 sono passati sopra tre livelli di audit e sopra la base del prize money ciò che avanza viene diviso con i giocatori. Prima c’era una partnership tra tornei ed atleti dove però gli eventi non comunicavano ai protagonisti quanto guadagnassero perché a loro non doveva interessare. Abbiamo integrato anche il programma “Baseline”, raddoppiato il montepremi dei Challenger e presto annunceremo l’estensione delle pensioni dei giocatori. Queste iniziative sono partite dall’estensione dei Masters 1000 ed i numeri di Roma e Madrid quest’anno sono stati molto positivi. Io sono incline al cambiamento, “One Vision” va in questa direzione. Il Masters 1000 in Arabia? Stiamo valutando di crescere. C’è lo spazio per un altro evento? Non lo so perché il calendario è fitto. Con l’upgrade di tre manifestazioni ad ATP 500, abbiamo tolto sei ATP 250. Stiamo diminuendo i tornei 250 perché vogliamo alzare il livello del premium product”.

Matrimonio ATP-WTA – “Stiamo provando ad ingrandirci. Il gap tra i quattro Slam ed i nove Masters 1000 è molto alto, questo non fa bene a noi e neanche agli Slam. Loro sono i quattro eventi più importanti, ma ATP e WTA devono continuare a crescere. Perché non si fa il matrimonio con la WTA? Nessun matrimonio è facile (ride, ndr). Stiamo lavorando intensamente su tennis venture, la merge tra i due circuiti dal punto di vista commerciale. Noi abbiamo sei eventi combined e forse arriviamo a sette se consideriamo tale la Cina. Ciò che io mi chiedo è, puoi vendere un prodotto con cinque società separate sul mercato? Media, Streaming/Betting e sponsoring non si possono vendere con queste cinque società, l’idea è di unire i diritti ATP e WTA. Così gli appassionati avrebbero un’esperienza migliore perché adesso un fan deve fare cinque abbonamenti e spesso non sa neanche dove può vedere la partita. Per la prima volta mi ritrovo ad avere una domanda forte del prodotto e non riesco a mettere d’accordo la gente che quel prodotto deve venderlo. Noi non possiamo fare come la Formula 1 che considera di vendere ad Apple per 2 miliardi e mezzo. Nel tennis i quattro Slam si muovono individualmente in ogni mercato e anche l’ATP fino all’anno scorso vendeva separati ATP 250 e 500”. 

“Slam? Spostarsi da una villa ad un condominio non è facile” – “La ricetta è unire tutti, bisogna scoprire come fare. Ci sono degli step: il primo è l’allineamento di interessi all’interno dell’ATP tra giocatori e tornei, il secondo è commerciale con la WTA per andare sul mercato con un prodotto unico. Questa sarebbe la cosa migliore per tutti anche perché tutti puntano alla crescita dello sport femminile ed il tennis su questo è avanti alla concorrenza. Cosa impedisce ciò? Le persone. Sono anni che cerco di convincere tutti che uniti siamo più forti, perché noi non siamo in competizione solo con gli sport ma anche con l’entertainment: Netflix, Amazon Prime, Spotify e gli altri. Così frammentati non stiamo al passo degli altri. Gli Slam adesso sono quattro ville circondati dal tour, spostarsi da una villa ad un condominio non è facile perché poi ci sarebbero le riunioni condominiali. Bisogna capire che cosa serve per far crescere la città, ma gli Slam adesso vedono anche loro l’opportunità e hanno iniziato a parlarsi di più”.

“Dobbiamo mettere l’appassionato al centro, va cambiata la cultura” – “Il golf è molto forte, ma è frammentato e abbiamo visto cosa è successo con l’Arabia Saudita. Attaccare F1, NFL, NBA è molto più complicato, noi se continuiamo a litigare tra di noi siamo sempre a rischio perché può arrivare un altro. Al centro del mio piano ci sono gli appassionati perché non dobbiamo pensare solo agli attori principali, ma anche a chi paga i biglietti. I nostri sponsor vogliono un contatto con i fan, perché senza di loro non mangiamo il primo piatto. Va cambiata questa cultura, il mio mandato è stato esteso di tre anni dopo la pandemia e ci proverò”. 

La diffusione del tennis – I media cambiano la partita per davvero. La biglietteria per quanto possa vendere avrò sempre un numero limitato: io vorrei un miliardo di persone davanti alla tv. Il tennis è lungo vero, ma i ragazzini hanno una media di attenzione di 30 secondi, quindi non sono loro il problema perché non sono il target attuale ma quello futuro. Il prodotto però può essere impacchettato con highlights, storie ed altro. In questo senso il documentario è un buon prodotto, soprattutto perché unisce uomini e donne. Fare contenuto non live è comunque un costo, unendo ATP e WTA diventa più facile. Unendo anche la potenza degli Slam possiamo aumentare la nostra forza ed ispirare bambini”. 

Coppa Davis, Laver Cup e United Cup – “La Davis è stata protetta come coppa del mondo degli uomini, la Laver Cup è un prodotto simile alla Ryder Cup ed infine la United Cup è un formato innovativo perché mette insieme uomini e donne ed è una cosa che gli altri sport non possono fare. Queste rassegne hanno un buon appeal per gli appassionati, poi è chiaro che il tennis resti uno sport individuale”. 

Il “salario minimo” del tennis – Il programma Baseline include 300 giocatori ed è una sorta di salario minimo che ha tre obiettivi: 1. dare una sicurezza di introiti ai giocatori anche in una stagione dove la performance non è alto, dato che l’unica certezza a gennaio di ogni anno sono i costi da affrontare; 2. La protezione dagli infortuni, poter guadagnare anche se impossibilitati a giocare; 3. Le risorse per gli esordienti. A noi piacerebbe continuare a fare di più, anche perché certe problematiche le ho vissute sulla mia pelle. Se gli Slam ci aiutassero sarebbe ancora più facile perché le iniziative prese finora sono tutte prese dal tour che un po’ più povero”. 

Problema palline – “Abbiamo discusso anche di questo, ciò che faremo è creare consistenza negli swing. Il mercato delle palle rimane quello che è però proveremo a dare continuità ai giocatori. Ci vorrà del tempo perché prima dovranno scadere degli accordi, ma centralizzeremo questi accordi”.

Il Tennis italiano – “Mi ricordo il passato e le tante critiche al movimento italiano. Oggi siamo in una bella posizione con l’allargamento del Masters 1000 di Roma, le Finals in Italia e dei giocatori forti. Il movimento si è allargato”.

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