
La prima metà di stagione di Lewis Hamilton in Ferrari si sta rivelando molto più complessa di quanto preventivato. L’approdo del sette volte campione del mondo a Maranello doveva rappresentare un momento di svolta per la scuderia e una nuova sfida per il pilota britannico.
Invece, dopo nove Gran Premi, il bilancio è desolante: zero podi, un feeling mai nato con la SF-25 e una classifica che non sorride. Il GP di Spagna, ultimo appuntamento prima del trittico centrale dell’estate, ha rappresentato un altro passaggio amaro, con una gara chiusa nell’anonimato e la delusione espressa dallo stesso pilota al termine: “Voglio solo tornare a casa”. I segnali di difficoltà erano già emersi in precedenza: scelte tattiche non condivise, tensioni nei team radio con l’ingegnere Riccardo Adami, e una sensazione crescente di frustrazione.
Anche in situazioni favorevoli – come in qualifica a Barcellona, dove era riuscito a stare davanti a Charles Leclerc – le dinamiche di gara e le decisioni del box lo hanno penalizzato. Il risultato è un Hamilton sempre più ai margini, che fatica ad adattarsi a una monoposto che non risponde alle sue esigenze e che appare cucita più sullo stile del compagno monegasco. In questo scenario, la figura di Hamilton continua a sembrare fuori posto, come se il campione di Brackley fosse un corpo estraneo in una struttura che non è ancora pronta a seguirne l’impronta. Eppure, c’è chi sostiene che il suo ruolo vada ben oltre le difficoltà contingenti.
Hamilton per il futuro, Vanzini punta sul britannico
A difendere il valore strategico dell’arrivo di Hamilton in Ferrari è stato Carlo Vanzini, voce di riferimento per la Formula 1, che nella sua analisi per Sky Sport Insider ha spiegato come la presenza del britannico non vada letta solo alla luce dei risultati, ma soprattutto per ciò che può rappresentare nel medio-lungo termine. Secondo Vanzini infatti, la Ferrari non aveva bisogno soltanto di un altro pilota veloce, ma di un leader vero, capace di portare in squadra quella cultura della vittoria e quell’esperienza gestionale che è mancata negli ultimi anni.

Dopo il fallimento del progetto con Sebastian Vettel, Hamilton rappresenta per Maranello un nuovo punto di riferimento, in grado di spingere la squadra verso l’obiettivo principale: il titolo costruttori. La vettura attuale non è all’altezza delle aspettative – scrive Vanzini – e questo complica ulteriormente le cose. Ma proprio per questo motivo, aggiunge, serve qualcuno che sappia tenere alta l’asticella interna, soprattutto nei momenti difficili. Entrambi i piloti sono in scadenza nel 2026, ma con motivazioni diverse: Leclerc vuole vincere con la Ferrari, Hamilton vuole contribuire a riportarla al vertice.