Editoriali

Step fatti, altri da fare: l’errore arbitrale di Monte-Carlo uno spot per la tecnologia nello sport

La tecnologia non sarà perfetta, avrà i suoi (minuscoli) margini di errore e talvolta bisognerà ricorrere a delle chiavi di interpretazione per comprenderla, ma una cosa è certa: con essa, errori marchiani come quello accaduto nel corso del terzo set della semifinale di Monte-Carlo tra Jannik Sinner e Stefanos Tsitsipas non si vedrebbero. Delle sviste che possono condizionare una partita, un torneo e perché no, anche una carriera a seconda della rilevanza dell’evento in cui queste possono accadere.

C’è chi si è mosso più rapidamente, chi meno, ma alla fine un po’ tutto il mondo dello sport ha fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni. Sono ormai poche le discipline che si ostinano, in certe occasioni ad affidarsi all’occhio umano invece che a un software. Uno delle situazioni più eclatanti al riguardo viene in mente pensando al football americano, ad esempio. Ancora oggi, che si tratti di una partita marginale o del Super Bowl, per le misurazioni dei ‘down’ vediamo entrare in scena gli arbitri che piazzano l’ovale in base a ciò che hanno visto a metri di distanza, ricorrendo alla famosa ‘catena’ per misurare manualmente, quando necessario.

Con il VAR, le polemiche nel mondo del calcio, anche per una questione di cultura sportiva, non sono certo scomparse perché restano tante situazioni restano soggette a interpretazioni e regolamenti vari (e vale lo stesso anche in altri sport), ma affermare che non siano stati fatti passi in avanti sull’affidabilità delle decisioni sarebbe in malafede affermarlo.

E a dirla tutta, il tennis, che quest’oggi sarà argomento di dibattito dopo l’errore di Aurelie Tourté e della giudice di linea, è stato uno dei primi sport ad affidarsi alla tecnologia. Era addirittura il 2006 quando agli Us Open per la prima volta faceva il suo ingresso nello stadio ‘Hawk-Eye’, l’occhio di falco che permetteva ai giocatori di richiedere la verifica elettronica della chiamata. La tecnologia si è sviluppata sempre più, fino all’introduzione negli ultimi anni della chiamata elettronica diretta. Niente più richieste di verifica, niente più giudici di linea: tutto automatico. Qualche tennista che prima avrebbe inveito contro un giudice dopo una chiamata dubbia, magari ora esplode nei confronti del computer, ma pazienza. Ad oggi non tutti i tornei hanno adottato l‘ELC, l’Elecronic Line Calling, e sulla terra battuta, oggi ne è la testimonianza, si fa ancora affidamento ai giudici. Non ancora per molto, dato che l’ATP ha annunciato lo scorso anno che dal 2025 saranno definitivamente e integralmente sostituiti dal sistema di chiamate elettroniche che già abbiamo imparato a conoscere nel recente passato in molti tornei.

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