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Tacconi dimesso dall’Ospedale di Alessandria: “Il suo percorso riabilitativo è stato sorprendente”

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Bellissime notizie da Stefano Tacconi, che ha lasciato l’Azienda Ospedaliera di Alessandria per terminare l’ultima fase riabilitativa in una struttura più vicina a casa. L’ex portiere di Juventus e Nazionale era, infatti, stato portato all’Ospedale Civile lo scorso 22 aprile, a seguito di una emorragia cerebrale causata dalla rottura di un aneurisma. Dopo essere stato operato dall’equipe del Direttore di Neurochirurgia Andrea Barbanera, con il supporto del neuroradiologo Ivan Gallesio, Tacconi è entrato al Borsalino a luglio e ne è uscito qualche giorno fa, al termine di un intenso lavoro riabilitativo. “Il percorso di Stefano Tacconi – ha spiegato Luca Perrero, Direttore di Neuroriabilitazione – è stato sorprendente, con un progressivo miglioramento dal punto di vista motorio, respiratorio e cognitivo, grazie alla collaborazione di tutto il team infermieristico e della sua Coordinatrice, fisioterapico, logopedico, psicologico e degli oss. Sicuramente la tenacia, l’impegno, l’umore e la notevole prestanza fisica hanno facilitato il recupero, che in questi mesi ha visto un lavoro costante su tutti i piani, utilizzando sia le palestre sia i laboratori occupazionali della struttura, dove ha espresso capacità e interessi, come quello per la cucina, che erano presenti nella sua vita quotidiana precedente all’episodio traumatico”.

All’ingresso al Borsalino, l’ex portiere respirava tramite tracheostomia e con il supporto ventilatorio, oltre a essere nutrito e idratato in maniera enterale, funzioni che ora sono tutte svolte autonomamente: “Mangia di tutto e in modo autonomo – raccontano dalla Neuroriabilitazione, dove precisano che la precedente carriera sportiva di Tacconi ha avuto un ruolo fondamentale nel recupero –. Non solo dal punto di vista fisico, che lo vede oggi camminare con il supporto del deambulatore e alle volte della sedia a rotelle, ma anche nel riacquistare l’ironia e l’autoironia, ricordando molti aneddoti legati alla carriera. Un recupero che è passato anche attraverso l’utilizzo della palla come attrezzo di riabilitazione, la lettura di quotidiani sportivi e la visione dei mondiali di calcio alla televisione, con commenti e battute insieme all’equipe e agli altri degenti”.

“Questi ottimi risultati clinici – spiega Barbanera, il Direttore di Neurochirurgia – sono stati possibili anche grazie alla collaborazione tra il neurochirurgo, il neuroradiologo e il neuroriabilitatore. Nel nostro Ospedale sono infatti presenti tutte queste specialità e i professionisti dei diversi reparti collaborano in maniera multidisciplinare e sinergica per il miglior recupero fisico e cognitivo possibile dei pazienti, come è accaduto per Stefano”. Un recupero raggiunto anche grazie alla costante presenza e alla collaborazione attiva dei familiari di Tacconi che, come ha ricordato il Dottor Luca Perrero, “ci hanno aiutati a capire chi era Stefano e come andava preso in carico per un corretto trattamento personalizzato”. In particolare, la moglie Laura e il figlio Andrea sono entrati indirettamente a far parte del team, ma tutta la famiglia di Stefano ha fatto sempre sentire il suo sopporto nonostante la lontananza da casa.

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