Serie B

Benevento, lo sfogo di Vigorito: “Vado via solo se i tifosi smettono di credere nella squadra”

Oreste Vigorito
Oreste Vigorito - Foto LiveMedia/Emmanuele Mastrodonato

Oreste Vigorito, presidente del Benevento, è intervenuto ieri sera nel corso della trasmissione Ottogol. Queste tutte le sue parole riportate da Ottopagine.it: “Questa è una mia personale confessione. Negli ultimi tempi, a causa del Covid e altre problematiche che riguardano tutta la società civile, a detta di tutti ho avuto pochi rapporti con la tifoseria: un aspetto che avrebbe creato un primo distacco. Poi ci fu l’incidente di percorso che mi ha portato ad allontanarmi: credo che questo sia il motivo per il quale vengo maggiormente criticato. Ho pensato che la cosa migliore fosse quella di ascoltarci, evitando conferenze stampa o comizi. Non sono di certo uno che si sottrae alle proprie responsabilità. Qualcuno ritiene che io sia un perdente, ma questo perdente in 17 anni ha vinto 5 campionati e un titolo nazionale con le giovanili. Abbiamo anche due retrocessioni, ma sfido chiunque a scendere per poi risalire in serie A. Altri dicono che la parola insieme è vuota. Questa parola significa noi e voi: questo lo si realizza in un modo diverso da quello che si sta vedendo quest’anno. Dopo il Cittadella dissi che i prezzi popolari erano per stare insieme, ma di abbonati allo stadio ne vengono di meno. Aggiunsi che per stare insieme occorre farci sentire il vostro affetto, stimolandoci e standoci vicino. Questo è stato interpretato come una critica alla tifoseria. Nessuno nega il diritto di critica. Sono il primo, fra tutti, che soffre quando non riesco a raggiungere i risultati. Questo è un diritto della tifoseria. La contestazione è il modo di esprimere il proprio dissenso, ma non può essere mai giustificato con la violenza del dopo partita. Quando si lanciano bombe carta, bottiglie o altro non è una contestazione. Per me quelle persone non esistono, è stato un gesto vergognoso per una città come Benevento. E’ la prima volta che sto soffrendo un anno difficile e questa è stata la vicinanza. Bisognerebbe ricordare dove eravamo, da dove siamo partiti. Se questo è il disegno di qualcuno, allora lo cancellasse perché Vigorito non lascia se venti persone fanno questo”.

Vigorito ha risposto anche alle voci sulle sue dimissioni: “Io non dico che se mi criticate vado via. Dico che vado via se smettete di amare il Benevento. Anche io vado in trasferta. Il sabato e la domenica sono con la squadra. Quello di sabato è stato un atto fatto da persone che per me non esistono, ma gli altri dov’erano? Sono uscito dallo stadio quasi di nascosto, uno stadio che porta il nome di mio fratello e che porta via il mio tempo e i miei sacrifici. Continuo a essere orgoglioso del Benevento. Ho detto qualche volta ai ragazzi che gli uomini non si misurano per quante volte perdono, ma per quante volte hanno il coraggio di rialzarsi. Negli anni ci siamo sempre rispettati. Quando dico questo, lo dico con un’amarezza profonda. Accusateci di tutto, ma senza violenza e senza insulti. Voi credete di difendere qualcosa in questo modo incivile, ma c’è chi lo fa con il proprio tempo, i propri soldi e sacrificando la propria famiglia”.

Il patron ha fatto un appello ai giovani tifosi: “Essere chiamato piagnucolone va oltre sopportazione. Quando si scivola, quello accanto ne approfitta. Di calcio non ne parlo con chi viene a vedere la partita, ma con i tecnici. Non sono buoni? Vuol dire che non lo sono nemmeno io. Ma facciamo una cosa nella vita: decidiamo. Questo discorso è una conseguenza alla violenza della critica: è inaccettabile. Non si può uscire con la preoccupazione di non portare la famiglia a casa. Sono 17 anni che mi rivolgo a bambini e mogli di venire allo stadio. Episodi come quelli di sabato hanno allontanato non so quante famiglie. Prima di agire, ricordiamocelo. Vigorito continua ad amare questa città, maglia e squadra. Anche quando perde. Sono stato chiamato a rappresentare Benevento e me ne sono innamorato. Sono stato chiamato a fare il presidente, ci ho messo tutto il mio impegno. I tifosi di oggi sono quelli che hanno vissuto 17 anni di successi con me. Capisco la nostalgia del calcio del passato da parte di chi è più anziano, ma i tempi cambiano. I giovani sono i miei tifosi, lo dicessero loro cosa non hanno avuto da questa squadra. Il Benevento nato dal 2006 è unico. Ci sono stati momenti difficili, ma non si è mai perso l’amore per la squadra. Chi lo dice deve dimostrarlo e con questa presidenza non lo so dimostra con le bombe. Torniamo a essere il popolo sannita, solidale, quello che combatte le alluvioni. Ci siamo rialzati tante volte in questi anni”.

Infine si è soffermato sui colpi di mercato: “I calciatori sono rammaricati, non se lo sanno spiegare. La società sta intervenendo, i nuovi vengono con gioia. Pettinari non è Altafini, ma è un ottimo calciatore. Ha scelto di venire da noi pur avendo altro. Secondo il tecnico e il direttore si inserirà bene. Proveremo a prendere qualche altro calciatore, anche di caratura superiore. Ciò che hanno fatto quei signori sabato non aiuta di certo. Immaginate quale effetto abbiano avuto a livello nazionale le immagini che sono passate in televisione”.

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