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Sampdoria in B, storia di un disastro annunciato. E ora lo spettro è quello del fallimento

Tifosi Sampdoria
Tifosi Sampdoria - Foto LiveMedia/Luca Rossini

Storia di un disastro annunciato. E’ questa l’estrema sintesi della retrocessione della Sampdoria, divenuta ufficiale in un lunedì di inizio maggio dopo la sconfitta in casa dell’Udinese che condanna i blucerchiati all’incubo della B. Un fallimento sportivo che però non è l’unico grattacapo per i tifosi doriani, che non meritavano assolutamente tutto ciò: già, perché dopo anni di malagestione di Ferrero, ora lo spettro è anche quello di scomparire dalla mappa del calcio italiano, e un club così glorioso, uno scudetto e tante annate in A, non può assolutamente permetterselo. Ma i conti della società sono disastrati e le scadenze sempre più asfissianti: serve un acquirente, e ci sono trattative per fortuna, o il prossimo anno non sarà certo Serie D ma bisognerà ricominciare tutto da capo.

Appena 17 punti in 34 partite, 0.5 di media, una miseria, e non possono essere spiegati esclusivamente con le vicende societarie che hanno influito su quelle di campo. Sicuramente hanno avuto un loro peso, ma si tratta di una retrocessione legata anche a temi prettamente tecnico-tattici, prima con Giampaolo, che lo scorso anno aveva salvato la squadra ma in modo balbettante, e che quest’anno ha iniziato molto male, anche a livello di comunicazione e di nervosismo. L’esonero è stato forse precipitoso, e al suo posto Stankovic non ha assolutamente brillato. Qualche vittoria qua e là come specchietto per le allodole, alcune sconfitte nel recupero con episodi dubbi, sempre però accolti con grande signorilità dal tecnico serbo, di sicuro apprezzato più fuori dal campo o davanti alle telecamere che per le sue doti di allenatore. Ma era difficile, era una missione quasi impossibile: una squadra demoralizzata, senza una società alle spalle, con tanti infortuni al netto comunque di una rosa che non è tra le ultime cinque del campionato.

Doveva andare così, ed è andata così: la retrocessione con quattro turni di anticipo è una macchia, e ora la speranza è quella di giocare in B il prossimo anno e di provare a fare come i cugini. Già, perché nell’anno della retrocessione – e del rischio fallimento – l’altra metà di Genova sorride, perché il Genoa, che lo scorso anno era passato dallo stesso incubo di salutare la Serie A, è riuscito a invertire la rotta nella serie cadetta conquistandosi la promozione matematica, giunta proprio due giorni prima dell’addio al massimo campionato dei blucerchiati. Adesso l’imperativo è quello di chiudere dignitosamente l’anno nelle ultime quattro partite, poi la vera sfida si sposta fuori dal campo e bisognerà trovare il modo di ridare solidità al club e di evitare che il dramma sportivo si allarghi a dismisura. Per il momento, a presto Samp.

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