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A Frosinone c’è Martusciello, poi inizia l’era Tudor: Lazio sospesa tra una stagione da onorare e un restyling futuro

Giovanni Martusciello Lazio
Giovanni Martusciello - Foto Fabrizio Corradetti / IPA Sport / IPA

“Un allenatore deve sempre aggiornarsi” perché “il calcio cambia”. E ancora: “A me piaceva fare pressione a zona, oggi è diverso, è una pressione a uomo. In fase difensiva mi sono appoggiato tanto al lavoro che è stato fatto nei due anni scorsi”. Poche frasi, pronunciate nel novembre 2021 dopo un pareggio del Verona col Napoli, che però raccontano pienamente che tipo di allenatore è Igor Tudor, pronto a diventare il nuovo tecnico della Lazio. Il croato, che nel 2021 prese il posto di Di Francesco al Verona e tornò a modellare la squadra sui dettami tattici del connazionale Juric, sa adattarsi alla rosa a disposizione e sa interpretare più di un modulo. Sembra essere questa la qualità principale che ha convinto Claudio Lotito ad affidargli il progetto della prossima stagione quando quella attuale è ancora in corso su due fronti: la Serie A con la corsa europea e la Coppa Italia. Dopo le dimissioni di Maurizio Sarri, la Lazio scenderà in campo allo ‘Stirpe’ contro il Frosinone (stasera, ore 20:45) in campionato, ma lo farà con Giovanni Martusciello in panchina, unico superstite dello staff costruito per l’avventura biancoceleste dal tecnico toscano. Improbabile che il traghettatore proponga un cambio modulo. Anzi anche Tudor potrebbe dare per il momento continuità al 4-3-3 visto in questi due anni.

Qualche aggiustamento, ovviamente, ci sarà, ma è difficile immaginare rivoluzioni tattiche. Piuttosto è possibile che il tecnico ex Marsiglia decida di stravolgere alcune gerarchie, basandosi anche sulla situazione contrattuale di alcuni giocatori. Il tempo è poco e Tudor per ora avrà il compito di incidere più sull’aspetto mentale che tattico. La differenza tra la Lazio della scorsa stagione e quella attuale, nona in classifica, d’altronde è fin troppo evidente, ma allo stesso tempo la crisi si nota meno nelle gare di cartello. Nessuna squadra ha tentato meno tiri totali della squadra biancoceleste nel 2024 in Serie A (97, al pari della Salernitana ultima) e nell’anno solare in corso solamente Sassuolo (153) e Salernitana (150) hanno incassato più conclusioni dei capitolini (146) in massima serie. Poi però c’è l’altra faccia della medaglia. Questa Lazio in Champions League poche settimane fa è riuscita a battere il Bayern Monaco 1-0 e a concedere zero tiri nello specchio a Kane e compagni, mentre in Coppa Italia contro la Roma i biancocelesti hanno mantenuto la porta inviolata lasciando due sole conclusioni in porta a Lukaku e compagni. Le basi quindi ci sono, ma c’è un’identità da ritrovare. Nel ricercarla Tudor lavorerà per conoscere lo spogliatoio, testare le motivazioni del gruppo e sviluppare idee più chiare in vista della possibile rivoluzione estiva.

Le certezze da cui si ripartirà sono Provedel (assente a Frosinone per infortunio), Patric, Gila (il migliore fin qui in stagione), Luca Pellegrini, Rovella, Guendouzi (tutto risolto con Tudor), Cataldi, Isaksen e Zaccagni. Gli altri, chi più e chi meno, e chi per un motivo e chi per un altro, sono in discussione. Compreso Ciro Immobile che da Frosinone dovrà lavorare per riacquistare l’affetto dei tifosi. Con una rete o un assist salirebbe a quota 250 per partecipazioni a gol in Serie A. L’attaccante biancoceleste inoltre è ottavo per marcature in Serie A nella storia del torneo, alle spalle solamente di Baggio (distante 5 reti), Di Natale, Altafini, Meazza, Nordahl, Totti e Piola. Piaccia o meno Ciro Immobile è nella storia del calcio italiano e in quella della Lazio grazie a dei numeri da bandiera e leggenda indelebile. Per la prima volta, però, il bomber laziale sta subendo un accenno di contestazione. Un altro tema da gestire per Igor Tudor, umile, coraggioso e duttile. Sulla carta nell’immediato forse non c’era scelta migliore.

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