Coppa Italia

Nona sinfonia per la Fiorentina, prenotata la finale di Coppa. La Cremonese mostra i suoi limiti

Esultanza Fiorentina
Esultanza Fiorentina - Foto LiveMedia/Andrea Martini

Riavvolgendo il nastro, chi avrebbe mai detto che la derelitta Fiorentina della prima metà di stagione, più o meno fino a gennaio momento in cui è cominciato a cambiare tutto, avrebbe potuto centrare la nona vittoria consecutiva? Probabilmente nessuno, forse nemmeno lo stesso Vincenzo Italiano, che a dispetto dell’ottimo lavoro dello scorso anno e del fatto che comunque anche quest’anno la sua squadra ha costruito tanto e non è quasi mai mancata nelle prestagioni, era addirittura finito a rischio esonero. Invece no, i viola sono tornati quelli dello scorso anno, forse anche migliori perché la tenuta difensiva è superiore. E dopo aver battuto Milan e Inter in campionato, raggiunto i quarti di Conference League, l’esito della semifinale d’andata allo Zini è chiaro: la finale di Coppa Italia è ipotecata e si può tornare a giocare per un trofeo nove anni dopo, cercando di vincerlo (e non succede da decenni).

La Cremonese mostra tutti i suoi limiti, palesati forse anche in virtù del palcoscenico di casa che non è quello del Maradona o dell’Olimpico, dove ha eliminato in partite epiche Napoli e Roma. I tifosi sono calorosi, forse anche troppo viste le tre sospensioni per fumogeni in campo, ma non è forse la cornice adatta per le imprese. Più vicina a questo scenario quella del Franchi, dove si giocherà fra tre settimane: il 2-0 è un risultato complicatissimo da ribaltare per la squadra di Ballardini, che però ha dimostrato di poter – letteralmente – vincere e perdere contro chiunque, anche se con il morale a terra per la Serie B ormai dietro l’angolo. E’ chiaro, allora, che tutta la concentrazione della squadra sia rivolto a quel ritorno, che in palio mette la finale, la Supercoppa a quattro il prossimo anno, dunque dei soldi importanti, e soprattutto la possibili di diventare degli eroi per un’intera generazione.

Ma c’è una Fiorentina che non può e non vuole fare sconti ora che ha ingranato le marce alte. Cabral è ormai il titolare indiscusso lì davanti e segna ancora, gran zuccata la sua e Jovic può solo applaudirlo dalla panchina. Nel secondo tempo, poi, il cinismo di questa versione 2.0 dei gigliati, che trovano il rigore col Var e l’espulsione di Aiwu che si sostituisce al portiere. Nico Gonzalez, tra i migliori, non perdona dal dischetto, e il finale è di gestione, con un paio di occasioni fallite per rendere ancora più certo il pass per la finale. Che con lo 0-2 non è tale, ma molto vicino: serve l’ultimo sforzo.

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