Coppa Italia

Festa viola, Italiano regge l’urto e la Fiorentina trova la prima finale. Cremonese, solo applausi

Esultanza Fiorentina
Esultanza Fiorentina - Foto LiveMedia/Lisa Guglielmi

La festa è tutta viola, e questo era ampiamente nelle aspettative, i grigiorossi escono tra gli applausi e a testa altissima e anche questo non è certo una sorpresa. Con lo 0-0 del Franchi ribollente di passione il verdetto resta quello dell’andata: la Fiorentina vola in finale di Coppa Italia a distanza di nove anni dall’ultima volta, e troverà l’Inter in una sfida più equilibrata di quanto potrebbe sembrare, la Cremonese saluta la competizione dopo una splendida cavalcata in cui ha dato il benservito, nell’ordine, al Napoli campione d’Italia fra pochi giorni e alla Roma, peraltro già battuta in campionato. Nel doppio confronto, emergono i valori veri e i lombardi devono arrendersi, in Serie A ci sono ancora le ultimissime speranze di salvezza ma bisogna correre, i tifosi sono comunque orgogliosi e questo è l’importante.

Orgogliosi troppo poco, presumibilmente raggianti nell’ambiente toscano, perché questa stagione che fino a gennaio era un clamoroso disastro, Italiano sembrava persino al capolinea, quanto seminato un anno fa completamente al macero. Invece no, la svolta è arrivata nel momento in cui le giornate hanno cominciato timidamente ad allungarsi, mentre è stata tanta, tantissima l’esuberanza di una Fiorentina che ora può fare bis, perché fra un paio di settimane si giocherà col Basilea, di certo alla portata, l’incredibile opportunità di volare in finale anche in Conference League. Il paradosso, è che questa squadra sembra non sapere più vincere: quattro partite a secco, ma due di queste portano in dote il passaggio di un turno a eliminazione diretta, con la capacità di fare la formica all’andata e non la cicala. Ora, focalizzarsi sul campionato da chiudere bene, poi ci sarà da pensare alla supersfida del 24 maggio: il popolo viola vuol fare copia incolla col ritorno al Meazza del campionato e non con le polemiche e la rabbia dell’andata al Franchi.

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