Calcio

Supercoppa in Arabia Saudita, Alleanza Verdi Sinistra chiede l’intervento del governo

Palloni
Palloni - Foto LiveMedia/Matthieu Mirville/DPPI

Alleanza Verdi Sinistra, primo firmatario Marco Grimaldi, interroga il governo Meloni sulla Supercoppa in Arabia Saudita: “Vogliamo sapere dal governo se non intende avviare una interlocuzione con le autorità sportive affinché siano modificati e cancellati gli accordi sottoscritti con l’Arabia Saudita che prevedono anche per i prossimi anni lo svolgimento della finale di Supercoppa nello Stato arabo, riportando tale manifestazione sportiva interamente in Italia, dimostrando così di privilegiare il rispetto dei diritti umani agli interessi economici. Il nostro Paese ha portato in Arabia Saudita la propria Supercoppa proprio mentre la strategia aggressiva di Ryad per diventare l’hub del calcio mondiale doveva essere fermata; anche le immagini dell’Al-Awwal Park Stadium deserto, impianto dell’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, durante la semifinale di Supercoppa Italiana del 18 gennaio scorso sono davvero poco gratificanti per lo sport italiano“.

Prosegue poi: “Quattro delle prossime sei edizioni della Supercoppa Italiana si giocheranno ancora in Arabia Saudita, che ospiterà le edizioni del 2024, 2025, 2028 e 2029 mentre le sedi per il 2026 e 2027 sarebbero ancora da stabilire; il montepremi è salito da 7,5 milioni di euro della stagione precedente ai 23 milioni di euro attuali, dei quali 16,2 alle squadre partecipanti e saranno suddivisi così: 1,6 milioni di euro a squadra per le semifinaliste, 5 milioni di euro alle finaliste e 8 milioni alla vincitrice, poco meno di quanto incassato dalle squadre che si sono qualificate agli ottavi di Champions League. La Figc avrebbe giustificato la scelta di giocare la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita sottolineando le opportunità finanziarie che derivano dal trasferimento. Però come osserva giustamente una delle voci storiche delle radiocronache sportive Rai e scrittore Riccardo Cucchi, presidente del premio Sport e diritti umani istituito da Amnesty International e da Sport for Society : “Il calcio non può rinunciare ai valori, vendere la passione dei tifosi e se stesso, in cambio di soldi. Se lo fa minaccia la sua stessa identità di sport per trasformarsi in strumento di un processo di cancellazione della realtà. Una realtà che, in Arabia Saudita, è violazione dei diritti umani, violenza e totalitarismo“. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia ha anche ricordato come la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è estremamente negativa, negli ultimi otto anni ci sono state oltre 1250 impiccagioni, tutti i difensori dei diritti umani sono in carcere e vengono emesse condanne a decenni di carcere anche solo per aver scritto un post su una piattaforma social“.

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