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Lorenzo Musetti: il buongiorno non si vede dal mattino, ma non mettiamogli fretta

Lorenzo Musetti
Lorenzo Musetti - Foto Roberto Dell'Olivo

Le aspettative intorno al 2023 di Lorenzo Musetti erano, e restano ancora, molto alte. Il carrarese ha giocato una seconda parte di 2022 di ottimo livello, vincendo i primi due titoli in carriera (Amburgo e Napoli) e mettendo in mostra una condizione invidiabile fino alle Next Gen ATP Finals, dove è apparso scarico e stanco per via degli sforzi dell’intero anno. La nuova stagione si è aperta sulla stessa lunghezza d’onda: Musetti ha fatto la sua parte nel percorso che ha portato l’Italia in finale di United Cup, e i punti portati dalle quattro vittorie su cinque (in finale si è ritirato contro Frances Tiafoe) hanno consentito all’azzurro di entrare in top-20 per la prima volta in carriera.

Con questi presupposti, c’era molta attesa per il debutto nel primo Slam dell’anno, ma purtroppo lo scontro con Lloyd Harris, sulla carta non così proibitivo, ha messo fine alla corsa del carrarino nell’Australian Open già al primo turno. Come si è scoperto più tardi, in realtà, quella sconfitta è stata frutto anche di fattori extra-campo, dal momento che Simone Tartarini, storico allenatore del ragazzo, era stato ricoverato poco prima dell’incontro a causa di un attacco di panico. Lorenzo non era sereno in campo, e questo non lo ha aiutato a completare la rimonta sul sudafricano, che si è trovato costretto a vincerla al quinto set dopo essersi portato in vantaggio di due parziali.

Dopo l’Australian Open

Una volta conclusa, in maniera prematura, l’avventura nello Slam ‘down under’, Lorenzo Musetti si è preso un periodo di pausa. Dopo la meritata vacanza, il toscano è partito per il Sudamerica, terra in cui ha deciso di giocare in questa parte della stagione. Nel primo torneo in programma, Buenos Aires, Lorenzo ha giocato da testa di serie numero tre, dietro solo a Carlos Alcaraz e Cameron Norrie. La partita d’esordio, al secondo turno contro Pedro Cachin, si è conclusa 6-2 6-3. Lorenzo sembrava tornato mentalmente carico e fisicamente superiore all’avversario, ma l’insidia era nascosta dietro l’angolo, e aveva la bandierina peruviana accanto al nome nel tabellone.

Juan Pablo Varillas, passato dalle qualificazioni e giustiziere di Joao Sousa e Dominic Thiem, è sceso in campo ai quarti di finale da numero 101 del mondo. Una partita sulla carta decisamente impari, ma il campo l’ha raccontata diversamente. Il peruviano ha giocato buttando il cuore oltre l’ostacolo, colpendo con forza e sfruttando tutti gli errori, troppi, di Musetti. L’italiano si è fatto strappare il servizio per quattro volte, di cui tre nel secondo set, ed è apparso fuori giri, confuso dalla reattività di un avversario che probabilmente pensava di aver già battuto nel tunnel. Queste partite, però, vanno giocate, e spesso si perdono se non vengono approcciate nel modo corretto.

Che succede ora?

La sconfitta contro Varillas è dolorosa sotto molti aspetti: si tratta di un tennista che prima del torneo era fuori dalla top-100, e Musetti ha messo in campo una versione di sé stesso che non lascia ben sperare per il prossimo futuro. Tuttavia, la parentesi sulla terra sudamericana non è ancora conclusa, anzi. Nelle prossime settimane l’azzurro prenderà parte ai tornei di Rio de Janeiro e di Santiago del Cile, e in quest’ultimo guiderà il seeding. “Credo sia il momento giusto per giocare sulla terra, è la superficie su cui ho ottenuto i miei risultati migliori e credo di poter fare bene”, aveva detto nella conferenza di presentazione del torneo di Buenos Aires, quando ha spiegato il perché del cambiamento di strategia rispetto a un 2022 in cui aveva scelto il cemento veloce indoor europeo, in questa fase.

Una sconfitta come quella con Varillas lo farà riflettere, necessariamente, ma non deve far spegnere né in Musetti né negli appassionati la consapevolezza che siamo di fronte a un campione. Il 3 marzo Lorenzo compirà 21 anni, e ha ancora davanti un’intera carriera. Il problema per noi italiani è che siamo abituati, ormai, a confrontare i nostri con dei giovani come Alcaraz o Rune, senza accettare l’idea che non serva per forza vincere un 1000 o uno Slam a 19 anni per essere un campione. Diamo tempo a Lorenzo, non mettiamogli fretta. Le sconfitte come quella con Varillas sono cruciali per arrivare in alto, Musetti si riprenderà prima di quanto pensiamo, e il tempo è dalla sua parte.

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