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Djokovic: ultima chiamata? Nel 2024 sarà caccia al Golden Slam

Novak Djokovic
Novak Djokovic - Foto Fitp

Il 2023 di Novak Djokovic è stato incredibile. Il serbo è tornato in Australia dopo due anni e da lì ha iniziato una cavalcata trionfale verso la conquista di tre Slam su quattro disposizione, fermandosi a una partita dal Grande Slam, proprio come nel 2021. Una sola partita, che due anni fa è stata la finale dello US Open, persa contro Daniil Medvedev, e quest’anno la partita che nessuno si aspettava che Djokovic potesse perdere: la finale di Wimbledon, andata a Carlos Alcaraz dopo un’epica battaglia. Con la vittoria del settimo titolo in carriera alle ATP Finals il bilancio della stagione diventa estremamente positivo, nonostante la sconfitta in semifinale della Serbia in Coppa Davis. Nel 2024, però, Nole non vorrà certamente puntare al traguardo che nessuno nel tennis maschile è riuscito a raggiungere: il Golden Slam, ovvero la conquista di tutti e quattro i Major e la medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Slam e Giochi Olimpici sono cinque appuntamenti imperdibili per qualsiasi tennista, ma per Nole hanno sempre avuto un fascino diverso, particolare. Nei quattro tornei Major Djokovic difficilmente stecca, soprattutto negli ultimi due anni, mentre alle Olimpiadi lo score del serbo è di “appena” un bronzo, raccolto alla prima partecipazione, a Pechino 2008. Pochi tornei in cui eccellere, dunque, per raccogliere quella che sembra essere l’ultima occasione disponibile e centrare tutti e cinque i trofei in un anno solare, impresa che nel tennis ha compiuto solamente Steffi Graf ad appena 19 anni, nel 1988.

Nole a piccole dosi

Il corpo del numero uno al mondo è una macchina perfetta che ha imparato a centellinarsi in questo 2023: sono stati appena dodici i tornei che il serbo ha giocato nel circuito, oltre alla Coppa Davis, preferendo rinunciare al “Bonus Pool” dell’ATP (un premio in denaro che viene concesso solamente a chi disputa tutti i Masters 1000 e le Finals) pur di mantenere una condizione sempre impeccabile e lontana dagli infortuni. Pochi tornei ma buoni, che gli hanno permesso di chiudere la stagione alla guida della classifica mondiale per l’ottava volta in carriera, a 36 anni, e dando l’impressione di poter essere ancora alla guida del tennis mondiale per una decade.

Inossidabile. Così potremmo definire Nole in vista della nuova stagione. Il campione serbo ha bisogno di qualche partita di rodaggio dopo i lunghi periodi di stop, ma quando entra in circolo l’adrenalina non ce n’è per nessuno, neppure per gli infortuni. Secondo i suoi medici, infatti, Djokovic avrebbe vinto lo scorso Australian Open con uno strappo di qualche centimetro alla coscia. Una condizione che avrebbe piegato chiunque, ma non lui che, come in campo è in grado di rimettersi in piedi dopo incredibili spaccate, in carriera ha sempre saputo risollevarsi da situazioni estremamente complesse. Il 2024 sarà un anno in cui il nome dell’uomo dei record non sarà scritto in tutti i tabelloni, anzi, potranno essere ancora meno dell’anno passato, ma ogni volta che accanto a un numero del seeding comparirà la scritta “Novak Djokovic” gli altri saranno avvisati: se gioca, gioca per alzare il trofeo o, in questo caso, indossare una medaglia, quella dorata possibilmente.

Lui, l’oro, loro

Attenzione però, perché Nole non è solo. Nel 2023 sono stati pochissimi a poter dire di aver vinto una partita contro il serbo, ma gli equilibri potrebbero cambiare. Sì, perché, se è vero che l’età è soltanto un numero, è pur vero che sta arrivando una generazione di tennisti pronta a spodestare il re. Alcaraz è ormai una certezza, e potrebbe essere lui il principale avversario e il più grande ostacolo sulla via di Nole. Poi c’è Sinner, che nell’ultima parte di stagione ha battuto il numero uno al mondo ben due volte nel giro di pochi giorni, togliendogli la Davis. E poi Rune, che ha deciso di rimpolpare il proprio team e farsi guidare da qualcuno che conosce bene Nole: Boris Becker, sotto la cui guida tecnica il serbo ha vinto sei Slam.

Ma in mezzo a questi giovani c’è un altro nome da non perdere d’occhio per Djokovic. Un avversario di vecchia data che gli ha lasciato strada nel 2023 e sta scaldando i motori in vista di una stagione che vedrà due dei più importanti tornei dell’anno disputarsi sui campi del Roland Garros: l’Open di Francia e le Olimpiadi. È vero, un toro ferito è più facile da colpire, ma guai a sottovalutarlo quando entra nell’arena di casa. Djokovic è avvisato: se vorrà completare l’impresa e mettere a segno il Golden Slam, c’è da battere anche la concorrenza di Rafa Nadal.

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