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Andrea Vavassori, non serve scegliere

Andrea Vavassori
Andrea Vavassori - Foto Ray Giubilo

“In pochi hanno creduto in me”. Andrea Vavassori, dalle pagine del Corriere dello Sport, non le ha di certo mandate a dire. A poche settimane dalla splendida finale di doppio (con Bolelli) agli Australian Open, con le sue consuete educazione e pacatezza, ‘Wave’ ha fatto capire che negli anni ha sentito intorno a sé tanto scetticismo. Molti gli hanno consigliato di dedicarsi esclusivamente al doppio, altri al singolare. Lui ha scelto di non mollare nulla, giocando oltre 100 partite a stagione.

Classe 1995, Andrea è l’emblema del lavoro e del sacrificio. Sin da piccolo sognava Wimbledon, ma per arrivarci ha dovuto attendere il 2021. A crederci fermamente sono stati papà Davide Vavassori, uno dei coach più sottovalutati per conoscenze tattiche, e Davide Della Tommasina, ex promessa a livello juniores che ha saputo costruirsi una seconda carriera da allenatore. Oltre ad Andrea, ovviamente, che ha sempre parlato di grandi obiettivi. Qualcuno, ascoltandolo, sorrideva, altri invece hanno iniziato a crederci; perché i risultati sono arrivati e, con loro, anche un livello di tennis sempre più solido. Ottimo servizio, buonissimo dritto, rovescio a una mano (sia slice che coperto) e un gioco di volo (compresi avvicinamento e posizione) davvero notevole. Il doppio permette di migliorare in singolare. E viceversa. Questo sostengono Andrea e Davide. In doppio vi sono tantissimi momenti di tensione. ‘Deciding point’ e super tiebreak abituano il tennista alla pressione.

È altresì ovvio ed evidente che disputare 110 partite all’anno presuppone una condizione atletica straripante. Ma Vavassori non ha problemi a lavorare, anzi. Il problema, al momento, non si pone. L’exploit a Melbourne permetterà a Vavassori e Bolelli di parteciperà a tutti i Masters 1000. Gli obiettivi a questo punto diventano tre, due totalmente nelle mani della coppia azzurra, non il terzo. 1) la carta olimpica per Parigi 2024, per Andrea il vero grande sogno sin da bimbo. 2) la qualificazione alle ATP Finals di Torino e 3) la convocazione in Coppa Davis. In questo caso, ovviamente, con la complicità del capitano Filippo Volandri. Dagli occhi di Andrea Vavassori traspare sempre, in ogni momento, la smodata passione per il tennis. ‘Wave’ non si lamenta (quasi) mai. È sempre pronto alla sfida. A 28 anni maturità è quella giusta per il definitivo salto di qualità. In doppio e in singolare, proprio come Andrea ha sempre voluto e desiderato. Senza dover scegliere, semplicemente scendendo in campo.

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