Interviste Esclusive

Niccolò Nardi racconta Luca: “La sua prima racchetta fu da ping pong. Siamo cresciuti con una frase di papà”

Luca e Niccolò Nardi

A Pesaro il sole deve ancora sorgere. Tre voci, anzi, due voci e mezzo, riecheggiano però in un salotto. Davanti la tv. “Ace. Ha fatto ace. Non ci credo” dice Niccolò. Il fratello maggiore. “No, no, ma nooo. Madò, ch’ha fatt’ chist’, ch’ha fatt’ chist’” dice Dario. Il papà. “Oddio mio, ha battuto Nole” dice, tra lacrime e singhiozzi, Raffaella. La mamma.

Quello che è accaduto a casa Nardi la mattina molto presto di martedì 12 marzo 2024 è destinato a rimanere nella memoria di chi l’ha vissuto e non solo. Perché quella è stata la loro reazione alla vittoria del piccoletto della famiglia, Luca, contro Novak Djokovic a Indian Wells, ma in Italia un po’ tutti abbiamo reagito con lo stesso stupore guardando la fine del match o leggendo il risultato appena alzati. Poi c’è Giulia, la sorella, un anno più piccola di Niccolò, che la partita l’ha seguita nella casa in cui vive a Milano. Tutti per uno, uno per tutti.

Sono loro, questi quattro personaggi in cerca d’autore (non è vero, in realtà sono subito scappati dalla pioggia di interviste e richieste che li ha assaliti) ad aver letteralmente dato alla luce nel 2003 la nuova stella del tennis italiano.

Quando non sapeva ancora camminare, Luca girava per casa con la racchetta da ping pong – racconta Niccolò, che da ragazzo è stato tra i primi dieci tennisti d’Italia del 1996 –. Papà giocava con me a ping pong, mettevamo Luca in piedi sul tavolo e lui ogni tanto colpiva qualche pallina che passava. Era molto divertente. Poi, quando ne aveva 6, la scena si ripeteva sul campo da tennis. A quel punto lo iscrivemmo alla scuola del Tennis Club Baratoff”.

Il talento è immediatamente lampante: “Si vedeva che aveva una marcia in più. Spiccava nel gruppo dei coetanei, faceva cose che nessuno gli aveva ancora insegnato. Aveva gestualità e capacità di maneggiare la racchetta totalmente innate, naturali”.

Luca e Niccolò Nardi
Luca e Niccolò Nardi

Tanti i successi nelle categorie giovanili di un vero e proprio predestinato. Ma è quando a 14 anni e 10 mesi Luca supera il primo turno dell’ITF $15.000 di Sassuolo e diventa il più giovane italiano di ogni epoca ad entrare nella classifica ATP che a casa si rendono conto di avere un potenziale campione: “Quel giorno abbiamo capito che sarebbe potuto andare oltre il semplice ‘giocare a tennis per divertirsi e fare sport’. Che tipo è? In campo è più calmo e contenuto rispetto a fuori. Ma in generale è un ragazzo tranquillo. Il contrario di me”.

 

Niccolò e Luca Nardi
Niccolò e Luca Nardi

Oggi Niccolò si occupa di graphic design e, essendo anche preparatore sportivo, gestisce la palestra in cui Luca viene ad allenarsi chiaramente quando è a Pesaro:

Ci sentiamo quasi tutti i giorni. Vedersi è più complicato, durante la stagione di tornei ci si deve accontentare di una manciata di giorni tra una trasferta e l’altra”.

Ma ora che si è garantito un posto nella top 100 del ranking ATP, secondo la sua famiglia quali sono i sogni di Luca? “Secondo me – spiega Niccolò – lui sogna di riuscire a dimostrare a se stesso e alle persone che lo circondano che ha valore e merita di stare dove sta”. E la famiglia cosa sogna per lui? “Che si crei un futuro in cui non abbia rimpianti. Siamo cresciuti con una frase di papà: ‘Fate tutto quello che potete in modo da non avere rimpianti quando sarete più grandi‘. Non la dimentichiamo”.

La famiglia Nardi
La famiglia Nardi

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