Formula 1

Nuovo format a Baku, dopo una lunga pausa la Ferrari prepara il riscatto. Su questa pista mai un bis

Circuito Baku F1
Circuito Baku F1 - Foto LiveMedia/Xavi Bonilla / Dppi/DPPI

Dopo la lunga pausa che ha fatto seguito al trittico iniziale, inizia ora il periodo europeo della Formula 1, che parte con il Gran Premio d’Azerbaigian a Baku. E lo fa con il formato delle sprint, giunto al terzo anno (ma dal 2023 con sei gare anziché tre) e soprattutto con una novità nel format, che ora proporrà una seconda sessione di qualifiche dedicata alla mini-gara del sabato, in una giornata dunque a sé stante rispetto alla gara canonica, che diviene slegata da quella principale e assegna così da otto a un punto a cascata fornendo una seconda possibilità a piloti e team di incrementare il bottino senza impattare sulla gara principale. Una novità voluta da tutti e ratificata a ridosso dell’appuntamento azero, visto che le FP2 al sabato in questi weekend risultavano assolutamente inutili e sgradite.

Le prime tre gare ci hanno detto chiaramente che la Red Bull è nettamente davanti a tutte, l’Aston Martin è praticamente veloce quasi quanto gli austriaci, ma non ha la stessa affidabilità e capacità di gestione, mentre la Mercedes paga dal punto di vista delle prestazioni seppur sempre consistente. E poi c’è la Ferrari, un bel rebus: si sono viste delle ottime cose, la macchina sembra intrigante, ma c’è da fare i conti con gli zero di Leclerc e con un Sainz che non tiene il passo. Serve il pronto riscatto per la scuderia di Maranello, che ha avuto tre settimane per investire sulle cose positive e per stravolgere – o almeno modificare in corsa – quanto non è andato per il verso giusto, a cominciare dall’affidabilità delle componenti. Il motore c’è ed è di fatto l’unica certezza: ora Vasseur dovrà fare in modo di frenare il pessimismo, serrare i ranghi e lavorare in silenzio per uscire fuori da questo avvio disastroso. Lo zero in Australia, sicuramente frutto anche di un’ingiustizia nei confronti di Sainz, oltre che dell’errore di Leclerc, fa ancora male a distanza di quasi un mese: bisogna svoltare, bisogna farlo in fretta, o il nuovo corso sarà già vecchio.

Quello di Baku è un circuito unico nel suo genere, cittadino ma velocissimo con punte di 340 km/h raggiungibili in questo tour meraviglioso che passa anche per la zona medievale della città, risalente al dodicesimo secolo, per poi portarsi fino a zone ultra-moderne con grattacieli. Ben sei km la lunghezza della pista (51 giri da percorrere), 2.2 km per l’infinito rettilineo dei box. Ma ci sono tratti lenti, come quello delle mura antiche, con le curve 8, 9 e 10 che stringono clamorosamente nella carreggiata fino a sette metri, con le vetture che passano letteralmente in un imbuto dove basta un errore per mandare in fumo la gara. Il set-up è fondamentale: la velocità di punta è fondamentale nel lungo tratto in rettifilo, ma con delle curve lente a novanta gradi un buon carico aerodinamico è indispensabile.

Una pista, soprattutto, in cui non si sono mai visti bis fin qui. Sei edizioni (la prima era il Gran Premio d’Europa), sei vincitori diversi (e cinque pole-man diversi): Lewis Hamilton, Nico Rosberg, Daniel Ricciardo, Sergio Perez, Valtteri Bottas e Max Verstappen nell’ordine, manca l’acuto della Ferrari. Ci sarà un bis o un settimo nome si iscriverà nell’albo d’oro? Le sensazioni sono tutte sull’olandese, che potrebbe tra l’altro allungare in modo assai sensibile in classifica. Veniamo infine alle scelte della Pirelli: compound intermedi per questo circuito azero, con la C4 per la soft, la C3 per le medie e la C2 per le hard.

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