Formula 1

Alonso, che rimpianti a Montecarlo: quel doppio pit stop fa male. Per la Ferrari pesa ancora la gestione gomme

Partenza F1
Partenza F1 - Foto LiveMedia/Florent Gooden/DPPI

E’ il day after di Montecarlo, una gara che di sicuro ha riscattato Baku e Miami sul fronte delle emozioni vissute, e non era particolarmente difficile, persino in una pista dove il sorpasso è off limits. Ma dopo le emozionanti qualifiche del sabato con la pole da alieno di Verstappen, la domenica è vissuta sul sottile filo delle strategie, con la pioggia a sparigliare le carte e complicare persino la vittoria dell’olandese, la numero quattro in sei gare con due secondi posti, dominio totale di un pilota e di una vettura, la Red Bull, che invece raccoglie lo zero con Perez. La bravura del due volte campione del mondo è stata quella di mantenere i nervi saldi con la pista bagnata, evitando di andare a muro prima del passaggio alle intermedie, poi ha persino rischiato un po’ troppo con 25 secondi di margine, ma è il suo modo di guidare e c’è solo da applaudire al suo strapotere.

I 25 secondi di margine dopo la girandola di pit stop per far fronte alla pioggia giunta forse un po’ inaspettata resta comunque una delle chiavi di questo Gran Premio di Monaco, perché se Verstappen festeggia, Alonso fa altrettanto ma con grossi rimpianti. Quella dell’Aston Martin è stata la vera mossa sbagliata della gara, con la scelta di passare alle medie dopo un lungo e ottimo stint sulle hard con cui si era messa pressione al leader presa con le tempistiche meno felici di sempre: pioveva già in un paio di curve, ma Alonso e il team hanno convenuto che non fosse il momento di passare alle intermedie, e che forse non ci sarebbe mai stato bisogno di montarle. Due giri, e la pioggia è ovunque: è così che Fernando deve fare due pit stop ravvicinatissimi, gettando alle ortiche quella che sarebbe potuta essere una vittoria, visto che con un solo pit-stop, complice anche un errore di Verstappen prima di cambiare gomme si sarebbe ritrovato praticamente insieme all’olandese, forse persino davanti. Ma il secondo posto testimonia la ritrovata giovinezza del campione asturiano, per la vittoria, se la macchina è e resta questa, ci sarà spazio forse già quest’anno.

Per la Ferrari invece c’è da lavorare e tanto. Il tempo delle scuse è finito, perché se in qualifica si sono sistemate le cose, in gara continua l’anonimato e proseguono difficoltà inenarrabili nella gestione delle gomme, soprattutto se raffrontati coi competitor. La Rossa di Leclerc è andata in affanno con le hard e il pit stop è stato quasi obbligato anche se di lì a poco sarebbe arrivata la pioggia. Il Cavallino sapeva di poter prolungare ulteriormente lo stint per poi passare alle intermedie, ma oltre a un po’ di coraggio sono mancate le performance: troppo il decadimento degli pneumatici per non correre ai ripari, ne gode Russell che invece è attuato la giusta strategia chiudendo poi davanti anche a Sainz, che paga invece un errore con la pista semi bagnata che gli fa perdere tempo e posizioni fino all’ottavo posto. Bene invece la scelta di restare fuori per un altro giro sotto la pioggia, provando ad approfittare di una safety car in caso di scontro a muro di qualcuno, che però non c’è stato. A Barcellona servono aggiornamenti, ma serve soprattutto più audacia se si vuole in questo modo coprire i difetti di una vettura che con la gomme fatica troppo per chi punta in alto.

Sorride a metà la Mercedes, quarto e quinto posto non male, ma Hamilton non trova mai un gran passo e non c’è modo di salire sul podio con le strategie. Podio che va invece a un super Esteban Ocon, con la Alpine che fa tutto bene e prende più punti della Ferrari grazie anche al settimo posto di Gasly, bene anche la McLaren che sul bagnato dava due secondi al giro a Verstappen: una macchina strana quella britannica, che Norris e Piastri devono ancora capire, ma che potrebbe avere un suo potenziale forse nascosto. Con gli altri quattro team, invece, pare esserci un abisso in questo momento.

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