Serie B

Venezia, il presidente Niederauer: “Evidente irregolarità contro il Bari, forse un torto di proposito”

Stadio Pier Luigi Penzo, Venezia
Stadio Pier Luigi Penzo, Venezia - Foto LiveMedia/Gianluca Ricci

Il presidente del Venezia, Duncan Niederauer, ha parlato di alcuni episodi arbitrali discutibili, subiti in campo nelle ultime settimane dalla propria squadra. Queste le sue parole, tramite una lettera pubblicata da TrivenetoGoal.it:

“Non avendo ricevuto alcuna indicazione concreta dalla Lega nelle ultime 36 ore, nonostante la trasmissione di prove evidenti di una irregolarità nei nostri confronti, vorrei dire quanto segue a nome della proprietà del Venezia FC: Negli Stati Uniti, dove abbiamo campionati professionistici di successo, accordi commerciali lucrativi con i media e solide quotazioni delle squadre, quando un arbitro commette un errore, e tutti lo sanno, non si nasconde. La lega riferisce apertamente sulle prestazioni degli arbitri, sia quelle positive che quelle negative. Vengono evidenziate le scelte corrette e gli errori, e gli arbitri si assumono la responsabilità di tutto ciò. Non lo si fa per umiliarli o metterli in imbarazzo. Fa parte del loro lavoro e lo sanno. Questo approccio conferisce credibilità alla lega e migliora l’integrità dello sport. Impariamo e miglioriamo tutti insieme.
Tutti commettiamo errori – io ne ho commessi molti e li riconosco. L’arbitro e il responsabile del VAR hanno commesso un errore a Bari mercoledì sera, o ci hanno fatto un torto di proposito – solo loro lo possono sapere. Ma non ammettere nessuna delle due cose è un insulto al Venezia FC, alla proprietà, ai nostri giocatori, ai nostri tecnici, ai nostri tifosi e al gioco del calcio. È facile nascondersi dietro al “questa è la filosofia italiana, quindi non possiamo parlarne o ammettere un errore”, ma è una scusa inaccettabile se speriamo di restituire al calcio italiano la posizione di cui godeva un tempo e di cui dovrebbe godere di nuovo.

Ci viene chiesto di rispettare il sistema, e in cambio chiediamo solo che il sistema faccia altrettanto. Noi tutti dobbiamo assumerci la responsabilità dei nostri errori, e dovrebbero farlo anche la lega e gli arbitri. Tutti commettono degli errori, altrimenti non saremmo umani. Ammettere le proprie mancanze non è un segno di debolezza, ma di forza.
Se osiamo chiedere informazioni sull’iniquità del giudizio, l’arbitro ci dice di moderare i toni? Non abbiamo diritto almeno a una spiegazione? Tutti noi abbiamo visto lo stesso video che hanno visto l’arbitro e il responsabile del VAR. Cosa non hanno visto che tutti gli altri hanno visto?
Ci viene chiesto di esporre le nostre rimostranze tramite i canali istituzionali, ma non ne esce mai nulla di concreto e le cose non sembrano cambiare.
Nonostante tutto questo, non ricorreremo alle tattiche che i nostri avversari sembrano essere stati avvezzi a usare. Rivedete la partita e contate quante volte un giocatore del Bari è rimasto a terra in preda a presunti dolori, e poi contate quante volte si è effettivamente infortunato. Vi accorgerete che il primo numero è eccessivo, mentre il secondo è pari a zero. Gli infortuni immaginari sono solo questo – immaginari – una vergogna per lo sport che tutti diciamo di amare e un insulto all’arbitro.

Mercoledì sera è stata la più evidente dimostrazione di un’ingiustizia, ma non l’unica. Siamo rimasti in silenzio, ma questo serve solo a legittimare un sistema che non è al servizio dei suoi componenti in modo equo e corretto, quindi non possiamo più rimanere in silenzio.
I miei commenti non hanno lo scopo di creare un alibi per la nostra squadra. Dobbiamo giocare meglio e non concentrarci su cose che non possiamo controllare. Per il resto del campionato, i nostri ragazzi si concentreranno solo sul giocare al meglio, rispettando gli arbitri e gli addetti al VAR. Possiamo e vogliamo lottare ancora di più e speriamo che il nostro amore e il nostro rispetto per il gioco emergano. Queste avversità serviranno a renderci più forti, e spero sinceramente che possiamo contribuire a rendere più forte anche il calcio italiano”.

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