Serie A

Tutti vogliono bene a Claudio Ranieri: a Leicester leggendario, ma che imprese con Parma e Cagliari

Claudio Ranieri
Claudio Ranieri, Cagliari - Foto Gabriele Siri/IPA Sport

Diciannove squadre, quattro campionati diversi, trentotto anni sulla panchina, sei trofei e la più grande impresa del calcio moderno. La leggendaria carriera di Claudio Ranieri si chiude oggi con questa sintesi di numeri, che non basta per ritrarla in pieno. La vittoria della Premier League con il Leicester è il successo più memorabile, non solo della sua carriera, ma degli ultimi trent’anni di calcio. Ma già prima di quel trionfo il tecnico di San Saba si era guadagnato un posto nella storia, imponendosi come il miglior allenatore al mondo nel saper gestire le squadre in corsa. Nessuno sa individuare i problemi in una rosa e correggerli velocemente come ha fatto lui più volte. Una qualità che lo ha sempre accompagnato, anche nei momenti in cui il calcio è cambiato profondamente. Lo sport si trasformava, Ranieri rimaneva competitivo, anche ereditando squadre costruite sulla base delle richieste di altri colleghi.

A Cagliari l’ultimo capolavoro in un anno e mezzo. Nel 2022 prende la squadra rossoblù al 14º posto in Serie B con 22 punti guadagnati in 18 partite e sei mesi dopo celebra la promozione in Serie A passando per i playoff. Nella stagione successiva, quella che si chiude oggi, comunica le proprie dimissioni a febbraio, ma viene convinto da società e squadra a continuare. La rimonta salvezza si apre in quel momento con il Cagliari che colleziona 18 punti in tredici partite, andandosi a prendere l’obiettivo stagionale al Mapei Stadium contro il Sassuolo alla penultima giornata, come 33 anni prima, sempre il 19 maggio e sempre in Emilia. La chiusura perfetta del cerchio, al cui interno ci sono pagine di maniacale preparazione della fase difensiva e di gestione del gruppo. Lo stesso ha fatto con il Valencia, condotto fino al quarto posto (per poi vincere nel 2004 la Supercoppa Europea) e col Chelsea. Nel 2007 è ancor più grande l’impresa alla guida del Parma, dove subentrò a Stefano Pioli e dove collezionò 27 punti in 16 partite portando i crociati dall’ultimo posto in classifica fino alla salvezza ottenuta all’ultima giornata.

Dopo la parentesi con luci e ombre alla Juventus, sfiora il miracolo con la Roma, presa in gestione ad agosto dopo due sconfitte su due e le dimissioni di Luciano Spalletti, portando una squadra scarica e incompleta fino a sfiorare lo Scudetto contro l’Inter del Triplete. È il più grande rimpianto della sua carriera, a fronte però di un risarcimento impensato e impensabile. Dopo la promozione ottenuta col Monaco (condotto poi al secondo posto in Ligue 1), accetta l’offerta del Leicester. E lì nel 2016 costruisce il suo capolavoro, firmando l’impresa che lo proietta nell’Olimpo. Nello stesso anno vince la prima edizione del Best Fifa Coach, un riconoscimento che negli anni a venire sarebbe stato assegnato ai tecnici campioni d’Europa o del Mondo. Lui è l’unico fin qui ad averlo vinto con un ‘solo’ titolo nazionale. Un altro riconoscimento speciale lo ottiene al 53′ di Roma-Leicester, semifinale di Conference League, quando tutto lo stadio, pubblico casalingo e settore ospiti insieme, si alza in piedi per tributargli un omaggio. La squadra del cuore e quella della leggenda. Nel mezzo tanti altri capitoli. Altre piazze, altre città, altre tifoserie. Un’unica costante: davvero tutti vogliono bene a Claudio Ranieri.

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