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Questa Juventus è un bunker: fortuna e Chiesa, con l’Udinese l’ottava di fila

Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri - Foto LiveMedia/Nderim Kaceli

Ancora in extremis, ancora con un pizzico di fortuna ma in fin dei conti senza che non si possa parlare di vittoria meritata. E soprattutto, ancora una volta tenendo la rete inviolata, sono otto di fila, otto vittorie per la Juventus che sa solo lasciare a zero la casella dei gol subiti. E che a questo punto sono 7 in 17 partite, un dato che ha del clamoroso e che a fine stagione proietterebbe a sedici reti incassate il bunker, perché è di questo che si tratta, costruito da Allegri.

La vittoria con l’Udinese, l’ennesima arrivata in modo chiaro, un mix di attendismo ma un gioco offensivo che migliora pian piano, fa quasi dimenticare ai tifosi i fallimenti di inizio stagione, dalla bruttissima campagna europea in Champions al punto più basso in campionato raggiunto a Monza. Da lì, però, si è perso di rado, Allegri ha cominciato a capire dove bisognava intervenire, lo ha fatto forse in ritardo, ma c’è riuscito. Come? La difesa a tre, ma coi braccetti che sono terzini, i giovani finalmente rilanciati, Di Maria avuto poco ma con lampi importanti, Kean e Milik più utili ed efficaci di Vlahovic ancora ai box (così come Pogba mai avuto, è bene ricordarlo).

E poi, con il ritrovato Chiesa tutto è più facile. Gli bastano pochi minuti per accendere una squadra che aveva giocato una buona partita contro i friulani sempre insidiosi e per nulla decisi a giocare per il pareggio, tant’è che negli ultimi brutti venti minuti della Juve, troppo frenetica a caccia del vantaggio, ha sfiorato più volte il gol. Non avrebbero rubato nulla i ragazzi di Sottil, ma i padroni di casa, forse spinti da un tributo per Vialli, hanno fatto di tutto per sbloccarla e ce l’hanno fatta all’88’.

Non è una vittoria casuale, perché sono tante le occasioni collezionate dai bianconeri oggi in maglia fluo, tante belle combinazioni tra Di Maria, Rabiot, Kostic. Un po’ meno con Kean, ancor meno con Milik che entra malissimo. A differenza di Soulé e Chiesa che danno verve in un finale in cui il rischio era quello di scoprirsi e perderla addirittura. Invece no, il figlio d’arte si fa trovare pronto su una gran palla scodellata per lui, è altruista e serve Danilo, che quando si alza la tensione c’è sempre. E’ l’ottava vittoria, l’ottava di fila senza subire gol, ed è il miglior modo possibile per avvicinarsi allo scontro diretto – perché è di questo che bisogna parlare, ormai – contro il Napoli.

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