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Più odiato che amato, ma ora De Laurentiis porta lo scudetto al Napoli. Tutti i numeri del presidente

Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis - Foto Antonio Fraioli

Amato, odiato, divisivo e mai banale. Vincente, anche, perché qualche trofeo è arrivato e la sua gestione dal punto di vista finanziario sempre esemplare. Ora, però, per Aurelio De Laurentiis arriva quel momento in cui si traccia una linea, in cui l’imprenditore del cinema che ha saputo calarsi – a modo suo, non esente da critiche, peraltro non divisive perché piovute dallo stesso popolo napoletano come da tutta Italia – nel mondo del calcio italiano e che diciannove anni dopo aver rilevato il Napoli può festeggiare lo scudetto. Quello vero, non quello del bel gioco, dei bilanci sani o della moralità, quello che il prossimo anno porterà il tricolore sulle maglie, dopo un’annata dominata in lungo e in largo che consente a questa squadra di issarsi nella leggenda come ai tempi di Maradona. La città impazzita pronta a dimenticare gli attriti con il patron, talvolta così aspri che DeLa ha dovuto ricevere la scorta. Ma alla fine ha ragione lui: dopo tre Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, dopo le partecipazioni consecutive alle coppe europee – quest’anno peraltro il miglior risultato di sempre, il raggiungimento dei quarti, anche se brucia e non poco – ora c’è il più grande traguardo, quello sognato da un’intera città per oltre trent’anni.

Aurelio De Laurentiis, dunque, è il presidente del terzo scudetto, un dato di fatto che riporta alla mente quel 6 settembre del 2004, quando rileva il Napoli destinato al fallimento. La squadra riesce a iscriversi al campionato di Serie C, diventa Napoli Soccer e con Edy Reja viene promossa in Serie B alla seconda stagione. Nel 2006-2007, in quell’incredibile campionato di B con Juventus e Genoa, i partenopei riconquistano la Serie A, e da lì in avanti probabilmente la squadra azzurra, al netto della Juventus, diventa la più costante del calcio italiano, tra secondi posti – alcuni brucianti – punti, gol, campioni e plusvalenze, tanto da portare nelle casse della società milioni e milioni, con De Laurentiis che di tasca sua ne ha usciti appena 16.5 nei primi dieci anni. Basta citare le varie cessioni di Gonzalo Higuain per 86 milioni, Edinson Cavani per 64 milioni, più di recente Jorginho per 59 milioni e Kalidou Koulibaly per 40 milioni, tutte plusvalenze vere, queste, e zero debiti con le banche se non nell’ultimissimo esercizio.

Bilanci sani, ma anche le coppe: prima la Coppa Italia nel 2012, un trofeo mancava da vent’anni, di coppe ne arriveranno altre due, nel 2014 e nel 2020, e anche una Supercoppa Italiana, anche quella con Rafa Benitez nel 2014. Già, anche grandi allenatori: Mazzarri nei suoi tempi d’oro, il già citato Benitez, Maurizio Sarri, poi Gattuso che aveva conquistato l’ultimo titolo fino a questo magico scudetto, passando per Carlo Ancelotti, Roberto Donadoni e, per l’appunto, Luciano Spalletti. E’ entrato nelle grazie di De Laurentiis, i due si sono rispettati a vicenda e questo è il frutto di questa simbiosi… a distanza. Capace di circondarsi degli uomini giusti e di scegliere bene, De Laurentiis è riuscito a vincere in una città affamata e difficile. Ultimo piccolo capolavoro quello di Giuntoli, ds illuminato che ha costruito le ultime annate fino al grande trionfo. Che ora, De Laurentiis, può godersi in modo liberatorio: per quest’anno, anzi, da quest’anno, ha ragione lui.

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