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Trascinatore, goleador, simbolo: Osimhen in copertina nello scudetto del Napoli

Victor Osimhen Napoli
Victor Osimhen - Foto LiveMedia/Agn Foto

Lo scudetto del Napoli, arrivato con un vantaggio monstre sulle rivali (che di fatto non sono mai esistite) e in netto anticipo sulla fine del campionato, è frutto del lavoro di gruppo, di una squadra che ha remato nella stessa direzione, recependo alla perfezione i dettami di Luciano Spalletti, che a sua volta è entrato in sintonia con De Laurentiis e l’ambiente, cosa mai facile. Ma c’è un uomo che su tutti finisce in copertina di questa cavalcata verso il terzo tricolore, il simbolo in campo degli azzurri, quello che quando non c’è, o quando non è al meglio, lo percepisci in modo chiaro.

E’ Victor Osimhen, il trascinatore e goleador dei partenopei, ma figura chiave anche fuori dal campo di chi è riuscito a permearsi di napoletanità, restando però sé stesso, con quella maschera da vendicatore di una città che emerge… un giorno, anzi un anno all’improvviso, fermando lo strapotere del nord e trovando il terzo titolo di campione d’Italia a distanza di trentatré anni dal secondo. L’anno della maturità, della ribalta internazionale, anche di qualche polemica per via del suo trasferimento dal Lille finito sui giornali. Ma in generale, l’anno di Osimhen, simbiotico con quello del Napoli che ha giocato la stagione migliore della propria storia.

I gol sono tanti, 21 in 31 giornate, e da qui alla fine il bottino si può incrementare. Ma è il lavoro per la squadra, anche in termini di motivazione psicologica (quante volte lo abbiamo visto spronare al pressing, chiamare in causa il pubblico, duellare e fare da Masaniello), a fare la differenza. Non è uno che inventa nulla, corre, lotta, segna quando è il caso di farlo, vola di testa e domina l’area di rigore. Attaccante moderno che più moderno non si può, perfetto per una squadra che palleggia tanto e che costruisce le sua chance di rendersi invisibile alla difesa e spuntare al momento opportuno, quando c’è da metterla dentro. Le reti di fila a fine inverno, nella fase decisiva del campionato, l’infortunio (doppio) che nel primo caso non ha lasciato strascichi, mentre nel secondo ha indirizzato i quarti di Champions che restano la piccola ferita (ma è comunque il miglior risultato di sempre in coppa) di questa stagione.

Non tutto si può avere, è chiaro, e il Napoli ha il suo tesoro in Osimhen oltre che nel gruppo. Panchinati Simeone e Raspadori, che pure hanno avuto un ruolo importante in questa stagione, ora va difeso dall’assalto delle big di tutto il mondo, perché Haaland è blindato al City e le altre cercano il loro grimaldello per scardinare le difese. Spalletti se lo vuol tenere stretto, ma probabilmente l’ambizione del nigeriano, che ha contribuito sensibilmente a far sognare un intero popolo, è ora quella di spiccare ulteriormente il volo. Ma in cuor suo, sa anche che forse il meglio a Napoli deve ancora venire.

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