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Nel “rumore del silenzio” e in un clima surreale il Milan non sa più vincere: Pioli fermato anche dal Genoa

Milan protesta tifosi
Milan protesta tifosi - Foto Nicolò Campo/IPA

Nel “rumore del silenzio” e in un clima surreale e di profonda contestazione, il Milan non esce fuori dal buco nero nel quale si è cacciato da oltre un mese ed esce tra i fischi e nel disinteresse della propria curva, che abbandonando a dieci minuti dalla fine e fissando uno striscione molto eloquente, segnano il punto di non ritorno nel rapporto con Stefano Pioli, giunto alle ultime tre partite sulla panchina rossonera. Lo scudetto è ormai un ricordo lontano e il tecnico emiliano è al capolinea, il suo destino non può certo mutare se nemmeno col Genoa si arriva a una vittoria al termine di una partita comunque sconclusionata del Diavolo. Un 3-3 che peraltro non basta per l’ultimo obiettivo rimasto, quello di qualificarsi alla prossima Supercoppa Italiana in Arabia Saudita, e che nel bilancio della stagione è il perfetto punto di equilibrio tra una squadra che davanti non manca di alternative e di potenzialità offensiva, mentre dietro subisce veramente tanto.

Ed è anche e soprattutto per questo che l’annata alla fine è insufficiente: il secondo posto, preso singolarmente, non sarebbe nemmeno poi male. La seconda forza del campionato, però, ha perso tutti i derby stagionali, con tanto di scudetto dell’Inter celebrato proprio nell’ultima stracittadina, è stato eliminato dalla Champions League, è stato eliminato dall’Europa League contro la Roma (ed è la goccia che ha fatto traboccare il vaso), non vince più da sei partite contando tutte le competizioni ed è la seconda peggior striscia con Pioli alla guida. E’ vero che il Genoa è una squadra matura e di livello, e soprattutto con la mente sgombra, ma l’esame per il Milan è fallito: tre gol subiti da una neopromossa, anche se la migliore d’Europa, nella partita in cui era annunciata una contestazione, è il peggior modo per avviarsi alla chiusura non solo di una stagione, ma anche di un ciclo. E tra lo striscione “nel rumore del silenzio”, i fischi al momento dei cambi, soprattutto nel caso di Leao per Okafor, e l’uscita anticipata della Sud a dieci minuti dalla fine, sono decisamente la parola fine più eloquente. Se poi non arriva nemmeno la vittoria, ecco anche il punto esclamativo.

In un clima surreale Tomori subisce subito il contraccollpo e commette un fallo ingenuo su Vogliacco in are: rigore e gol di Retegui, che spiazza Sportiello oggi al posto di Maignan ancora infortunato. La reazione rossonera c’è, seppur confusionaria. Pulisic colpisce il palo, poi al 45′ il gol del pari con un ottimo Chukwueze si sposta la palla sul mancino e fa partire un cross al bacio per Florenzi per l’1-1. Pronti via nella ripresa ed Ekuban firma il nuovo vantaggio beffando una difesa che è da belle statuine, dopo un momento complicato, con clamoroso errore di Giroud, c’è il ribaltone rossonero: il Milan si accende con il colpo di testa di Gabbia, prima c’era anche stato il cambio Leao-Okafor con pioggia di fischi. Il gol del vantaggio arriva con Giroud, che si fa perdonare per l’errore di oggi e in generale delle ultime partite, la vittoria varrebbe anche la Supercoppa, ma dopo la Curva Sud che abbandona addirittura lo stadio, arriva il rocambolesco autogol di Thiaw per il definitivo 3-3 che fa felice solo l’ambizioso e bravo Gilardino.

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