Editoriali

Cardinale e Furlani, è l’ora della verità: la scelta dell’allenatore sarà la cartina tornasole del futuro del Milan

Franco Baresi
Franco Baresi, Milan - Foto LiveMedia/Morgese-rossini/DPPI

Il Milan di Gerry Cardinale è arrivato al dunque. Provare a fare lo step decisivo oppure adagiarsi. Il cuore del tifo rossonero ha compreso che la scelta del prossimo allenatore è un manifesto programmatico sul futuro prossimo, una sorta di cartina tornasole sulle vere ambizioni del club. Perché il Milan di Stefano Pioli ha comunque alzato l’asticella: negli ultimi quattro anni il Milan ha portato a casa sempre la qualificazione alla Champions League (cosa non di certo scontata visto l’ultimo decennio rossonero), ha vinto uno Scudetto ed è arrivato anche un secondo posto (forse due se i rossoneri riusciranno a difendere i cinque punti di vantaggio sulla Juventus a quattro giornate dal termine). In più una semifinale di Champions League. Di certo non risultati banali. Ma il Milan è il Milan e questa stagione ha lasciato strascichi pesanti, dentro e fuori dal campo.

La dirigenza rossonera, insieme alla proprietà, non può sbagliare la programmazione della prossima stagione. Servono rinforzi a centrocampo, in difesa e soprattutto serve un grande attaccante perché è da lì che nascono le fortune di una squadra. Il grande colpo tale da far infiammare una piazza rossonera che al momento è sul piede di guerra. Non vuole Lopetegui, lo ha fatto capire in tutti i modi. Non per la persona in sé, ma – tornando a monte – proprio perché la scelta di Lopetegui non viene giudicata dal tifo come una scelta ambiziosa, come una scelta di una proprietà che vuole puntare ai vertici italiani e non. E la stessa cosa dicasi con Fonseca e Van Bommel.

Anche perché la domanda sorge spontanea: a quel punto non sarebbe stato meglio proseguire con Pioli? Un allenatore che negli ultimi quattro anni ha fatto 80 punti di media in campionato, cosa ha in meno rispetto ad un Lopetegui? Cambiare tanto per cambiare, di solito, non è mai la scelta giusta. Se si decide di farlo è perché il Milan ha bisogno di fare un salto di qualità in avanti, come ambizioni e pretesa del risultato. A tutti i livelli. Dentro e fuori dal campo. Cardinale e Furlani hanno detto a più riprese di voler puntare al massimo, ovvero a vincere. Ma per farlo servono i fatti e non le parole. Il bivio, a livello di piazza e di tifo, è arrivato. L’umore dell’estate rossonera dipenderà dalla scelta del prossimo allenatore e dal mercato. E non si può più sbagliare.

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