Editoriali

Addio ai bomber di provincia, Spalletti negli USA senza attaccanti in doppia cifra. Difficile credere all’Europeo

Luciano Spalletti Nazionale
Luciano Spalletti - Foto LiveMedia/Massimiliano Carnabuci

L’ultima volta che la Nazionale italiana di calcio ha giocato negli Stati Uniti risale al giugno 2005, un anno prima del trionfo mondiale in Germania, e in quell’occasione Marcello Lippi in un’amichevole contro la Serbia Montenegro diede fiducia ad un attacco operaio. Oltre ai futuri campioni del mondo Luca Toni (20 gol in quella stagione) e Vincenzo Iaquinta (13), a vedere il campo in quella partita furono anche Cristiano Lucarelli, Mauro Esposito, David Di Michele e Franco Brienza, tre bomber e un fantasista di provincia che avevano chiuso il campionato di Serie A rispettivamente con 24, 15, 16 e 10 reti. Rimasero fuori Alberto Gilardino (24), Vincenzo Montella (21), Alessandro Del Piero (14), Christian Vieri (13), Francesco Totti (12). Senza dimenticare altri nomi quasi mai presi in considerazione: Francesco Flachi (14), Tommaso Rocchi (13), Fabrizio Miccoli (12), Riccardo Zampagna (12), Andrea Caracciolo (12), il 34enne Enrico Chiesa (10), Claudio Bellucci (10). Totale: 18 calciatori italiani con almeno 10 gol nella Serie A 2004/05. Diciannove, se prendiamo in considerazione i campionati esteri visto che Marco Di Vaio si spinse fino a quota 11 col Valencia.

Oggi, a marzo 2023 e a pochi mesi dall’Europeo in Germania, il Ct Luciano Spalletti per la tournée statunitense che vedrà gli azzurri sfidare Venezuela ed Ecuador deve fare i conti con una nazionale che non ha attaccanti in doppia cifra. Il miglior marcatore azzurro in campionato è Riccardo Orsolini a quota 9 (come l’infortunato Berardi), seguito da Federico Chiesa e Lorenzo Lucca (7, come i centrocampisti Giacomo Bonaventura e Lorenzo Pellegrini), Mateo Retegui (6), Giacomo Raspadori e Mattia Zaccagni (4) e Nicolò Zaniolo (2). Fuori l’ultima scarpa d’oro italiana, Ciro Immobile e Gianluca Scamacca (entrambi fermi a 6).

In totale, l’attacco italiano che sarà impegnato negli Stati Uniti ha segnato 39 gol. Numeri bassi se confrontati a quelli delle altre nazionali. L’Inghilterra, con Harry Kane a quota 31 in Bundesliga, sfora le 100 reti con sei attaccanti su nove in doppia cifra. La Francia si ferma a 68, la Spagna ha numeri più umani ma comunque superiori a quegli azzurri (53). Persino la Norvegia al momento ha più attaccanti in doppia cifra dell’Italia nei cinque top campionati europei: tre. Se poi uno di loro è Erling Haaland, allora viene da tirare un sospiro di sollievo per la mancata qualificazione continentale degli scandinavi. Numeri eloquenti, che non devono sminuire le speranze per gli Europei, ma che saranno necessari (ad un paese che spesso parla di fallimento quando non dovrebbe) per inquadrare correttamente il risultato che verrà in Germania. La realtà è testimoniata dai numeri: Spalletti ha una montagna da scalare e il divario offensivo tra l’Italia e le concorrenti è altissimo. O almeno lo è sulla carta, un concetto astratto che gli allenatori bravi spesso e volentieri svuotano di significato. La Nazionale azzurra, fortunatamente, ne ha uno.

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