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Ad Enschede solo per ranking e morale. L’Italia del futuro è da Nicolato e Nunziata

Roberto Mancini
Roberto Mancini - Foto LiveMedia/Emmanuele Mastrodonato

Non vale un trofeo, ma solo il bronzo (il secondo per gli azzurri) della Nations League. Non offre indicazioni sul futuro (di 29 anni l’età media dell’11 contro la Spagna), ma potrebbe servire solamente per salutare alcune colonne della nazionale sul tetto d’Europa a Wembley (su tutti Jorginho e Bonucci). Insomma, la finalina tra azzurri e Olanda chiude in modo beffardo il ciclo di quattro finali perse per l’Italia nell’ultimo mese tra Champions e U20. L’edizione che si sta per concludere della Nations League potrebbe però aver chiuso definitivamente anche l’era della prima Italia di Mancini, in un contesto in cui il Ct ha dovuto operare quasi con le mani legate. L’impegno degli azzurri si è trovato incastonato tra il Mondiale Under 20 e l’Europeo Under 21. Di fatto, alle porte della semifinale con la Spagna, l’Italia del futuro era nelle mani di Nicolato e Nunziata. Poco da fare per il Mancio, che ha scelto così di andare avanti con la vecchia guardia. Non ha funzionato e per Bonucci e compagni non scatta il riscatto post Macedonia, anche se il Ct azzurro riesce comunque a portare con sé alcune indicazioni. Davide Frattesi è la nota più positiva di questa spedizione. Il centrocampista del Sassuolo – conteso da mezza Europa (ma all’estero non vuole andare) – ha dimostrato di essere pronto per una big e per rappresentare una delle colonne della nazionale del futuro. Note positive anche dal rientrante Nicolò Zaniolo, mentre il test con l’Olanda servirà a Federico Chiesa per riacquistare autostima dopo un’annata difficile. Occhi puntati anche su Lorenzo Pellegrini, capitano della Roma in due finali europee e candidato leader in azzurro. Esami importanti anche per Mateo Retegui e Giacomo Raspadori in un attacco che ha bisogno di gol.

Quella con l’Olanda sarebbe stata un’occasione per mettere all’opera anche i ‘romani’ Mattia Zaccagni, Alessio Romagnoli, Nicolò Casale e Gianluca Mancini. Eppure, il Ct ha preferito lasciarli a casa nonostante l’ottima stagione appena disputata tra Lazio e Roma. Sono loro forse gli unici grandi assenti per un’Italia che oggi scenderà in campo per riacquistare morale in vista delle qualificazioni europee e per non disperdere punti ranking. Da settembre Mancini dovrà dare uno scossone al nuovo corso, come peraltro ha già dimostrato di voler fare con la chiamata di Pafundi (Udinese). Da valutare i veterani. Oltre a Bonucci e Jorginho, Mancini dovrà decidere la gestione di Ciro Immobile che con il gol alla Spagna ha agganciato Toni e Vialli. Per il miglior marcatore della storia della Lazio gli acciacchi dell’ultima stagione rappresentano un campanello d’allarme, ma se Ciro vorrà tenersi stretto il doppio impegno, difficilmente Mancini chiuderà la porta. D’altronde, i bomber in Italia continuano a latitare e Immobile (con Berardi) resta il primo italiano per gol segnati nell’ultimo campionato di A (12). Più facile sarà sfogliare la margherita dei talenti del futuro: in vista della nuova annata sono pronti per la chiamata Udogie, Scalvini, Parisi, Casadei, Bove, Baldanzi, Miretti, Fagioli e forse anche Cambiaghi. Il prossimo impegno sarà contro la Macedonia del Nord, a più di un anno dalla disfatta di Palermo. Per gli amanti dei segni del destino, è qualcosa in più di un’occasione d’oro per voltare definitivamente pagina e scorgere il futuro.

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