Europa League

Juventus, ora è game over: con Allegri due anni senza trofei, al Siviglia “italiano” bastano due fiammate

Massimiliano Allegri Juventus
Massimiliano Allegri - Foto LiveMedia/Nderim Kaceli

Dal folklore alla resa totale. E’ game over per la Juventus, che a Siviglia esce di scena ai supplementari dall’Europa League, l’unico appiglio per rendere positiva una stagione che è invece drammatica a livello sportivo, sia dentro al campo con troppe figuracce, a cominciare dall’eliminazione ai gironi di Champions, poco gioco, tanta confusione, e poi anche in tribunale, dove lunedì 22 maggio il club conoscerà la nuova penalizzazione che potrebbe chiudere anzitempo un’annata da dimenticare.

Niente trofei per due anni di fila, Allegri come Marchesi negli anni ’80 senza titoli in un intero biennio sulla panchina. E niente Champions, almeno non tramite l’Europa, e dunque l’Uefa non avrà troppi grattacapi in estate, in attesa di capire se dalla Serie A l’afflittività renderà impossibile ai bianconeri, attualmente secondi, di agguantare quantomeno il quarto posto. Che, peraltro, potrebbe non bastare se l’Inter e la Roma finiscono fuori dalle prime quattro e vincono le loro coppe. Ma con i se non si scrive la storia e questa è un’altra storia, meglio limitarsi ai fatti, e i fatti dicono che a Budapest ci va il Siviglia, peraltro senza dover fare la partita della vita, ma semplicemente accendendosi a tratti e con gli ex “italiani” Suso e Lamela, che mai hanno davvero brillato in Serie A, andare a colpire una difesa bianconera troppo ballerina.

E’ vero, la Juventus ha provato a giocare un calcio più europeo, ha colpito un palo, ha avuto delle occasioni molto importanti. E’ passata anche in vantaggio con Vlahovic, poi però si è schiacciata subito all’inverosimile. Problema di personalità, problema di coesione, di coraggio: e poi, i singoli che tradiscono maledettamente, leggi alla voce Cuadrado che con una follia ha rischiato di provocare un rigore, e poi soprattutto Di Maria, disastroso e leggero nell’ora concessa da Allegri, e il povero Federico Chiesa, che viene sì dall’infortunio, ma che ora è abile e arruolabile e ci mette solo il cuore, ma non la classe alla quale ci aveva abituato fino al 2021, condannando – ma non può e non deve essere il principale colpevole – i suoi prima perdendo palla sul gol dell’1-1, poi sbagliando un gol facile prima del 2-1 e non sfruttando un paio di altre occasioni. Bisognerà recuperarlo al meglio per il prossimo anno, perché è un patrimonio indiscusso del club. Così come da recuperare ci sarà il rapporto coi tifosi, la mentalità vincente e tante altre cose.

Ma l’incertezza è tanta, troppa: intanto bisognerà capire la posizione finale in campionato e da lì progettare un futuro, poi sarà al vaglio la posizione di Max Allegri, che potrebbe anche farsi da parte, infine il nuovo ds con Giuntoli che pare a un passo. A ogni modo, la stagione finisce qui: niente viaggio a Budapest, ci va la Roma contro gli habitué della competizione, con sei partecipazioni e sei vittorie, praticamente tutte recenti. I bianconeri, invece, hanno tre partite per onorare il campionato e poi probabilmente duelleranno in un’estate torrida dentro le aule dei tribunali.

SportFace