Coppa Italia

Riecco Juventus e Lazio, Tudor ha sovrastato Allegri all’Olimpico. Max in Coppa con l’ultima speranza di un trofeo

Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri, Juventus - Foto Antonio Balasco

Rieccole in campo, una di fronte l’altra (ore 21): Juventus e Lazio. In una competizione diversa, la semifinale di andata di Coppa Italia, in un’altra cornice, l’Allianz Stadium, e con un calciatore in più, Dusan Vlahovic, ma anche con una dose redistribuita di certezze e smarrimenti. Dopo l’1-0 targato Marusic all’Olimpico, la Juventus si ritrova ingabbiata in una crisi da zona retrocessione: dopo il week end di fine gennaio scorso, la squadra bianconera ha guadagnato solo sette punti in nove partite di Serie A e nel periodo soltanto Salernitana (due), Frosinone (tre) e Sassuolo (quattro) hanno fatto peggio. La cura Tudor invece ha fatto bene alla Lazio, uscita dalla crisi grazie a quel colpo di testa del montenegrino a pochi secondi dal termine. La squadra biancoceleste, senza Luis Alberto e Guendouzi tra gli 11 titolari, è apparsa più a suo agio nel 3-4-2-1, con idee chiare, reattività nella prima aggressione e la solita propensione al palleggio. I numeri sono eloquenti: la Lazio ha registrato 573 passaggi riusciti (contro i 271 dei bianconeri) e addirittura 171 passaggi completati sulla trequarti di campo. Un numero monstre se paragonato a quello degli uomini di Allegri, che tra le linee biancocelesti a ridosso dell’area si sono fermati solamente a 39 scambi riusciti. La squadra di Tudor inoltre ha scelto 364 volte la via della verticalizzazione, mentre la Juve non è andata oltre 118 passaggi in avanti. Di fatto, l’unico dato che vede i bianconeri avanti ai padroni di casa all’Olimpico è quello dei passaggi lunghi: 34 contro 29. Troppo poco, ma con Dusan Vlahovic (che nel match di andata realizzò una rete proprio dopo un lungo passaggio dalla metà campo bianconera) Allegri acquista più soluzioni e qualità in uno dei momenti più difficili della carriera.

Se l’anno scorso c’era l’alibi delle vicende extra campo, il rendimento di questa stagione (senza le fatiche europee) è ingiustificabile. Allegri non rischia l’esonero e a nove giornate dalla fine un ribaltone avrebbe poco senso, ma la finale di Coppa Italia e un posto in Champions sembrano essere gli ultimi due appigli ad una sufficienza sempre più lontana. L’ostacolo è di nuovo una Lazio rigenerata e con interpreti nuovi. Uno su tutti: Daichi Kamada, oggetto misterioso dell’era Sarri e tra i migliori in campo sabato scorso. Per il giapponese ci sono due mesi a disposizione per scrivere un finale diverso in un’avventura biancoceleste fin qui con più ombre che luci. Discorso simile per Adam Marusic, autore del gol vittoria a pochi secondi dalla fine dopo mesi difficili condizionati da errori. “Mi ha detto che servivo io per far capire che è un’ala e non un terzino”, ha rivelato Tudor nel post gara. Tra i pali toccherà nuovamente a Mandas, mentre in difesa l’intoccabile è Mario Gila (ancora tra i migliori) insieme a Romagnoli e Casale. A centrocampo si scaldano Vecino e Guendouzi, con Luis Alberto, Felipe Anderson e Zaccagni (impiegato da quinto di sinistra) che dovrebbero sostenere Ciro Immobile, pronto a riprendersi la maglia da titolare dopo la panchina (l’ottava in campionato in 26 partite) di sabato. La Juventus risponde con Gatti, Bremer, Danilo in difesa; Cambiaso, McKennie, Locatelli, Rabiot, il rientrante Kostic a centrocampo. E i soliti Vlahovic (reduce dalla squalifica in campionato) e Chiesa davanti. Dopo l’ultimo impegno vinto, quindi, potrebbe essere la Lazio a cambiare maggiormente e ad inserire più calciatori riposati rispetto alla Juventus. Sembra un paradosso, ma in una stagione senza impegni europei non può essere certo un alibi.

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