Editoriali

Giù le mani da Jannik Sinner

Jannik Sinner
Jannik Sinner - Foto Ray Giubilo

Giù le mani da Jannik Sinner. Sembra banale e scontato difendere una delle eccellenze dello sport italiano, colui che sino a poche settimane fa è riuscito a trionfare in un Masters 1000, a Toronto per la precisione, impresa riuscita solamente a Fabio Fognini, nel 2019, a Montecarlo. Eppure nel frullatore social ci è finito anche il numero sei del mondo. Sì, avete capito bene, c’è un tennista italiano che è numero sei del mondo.

Al suddetto tennista si chiede di tutto: di vincere ogni torneo a cui partecipa, di giocare sempre, di non avere infortuni, di battere Alcaraz e Djokovic (magari anche insieme in una partita 1 vs 2, perché no). Poi però c’è la realtà, c’è lo sport. Che è tutto il contrario di quello che fanno centinaia di persone, forse migliaia: ovvero giudicare, sproloquiare, pontificare. Lo sport è competere che significa perdere o vincere. “Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto” (Michael Jordan).

Ma in Italia c’è questo strano senso di autodistruzione dei propri campioni, un fenomeno da studiare e da approfondire. Funziona più o meno così: c’è un campione o una campionessa e lo/la prendi di mira. Alla prima sconfitta gli/le dici che è un brocco. Ogni volta sempre di più, sino a sminuire qualsiasi risultato. Mica è finita qui: Sinner nella giornata di ieri ha ufficializzato il suo forfait per il girone di Coppa Davis che si disputerà a Bologna la prossima settimana. Un forfait arrivato a malincuore dopo le fatiche degli Us Open, con partite giocate a temperature e umidità disumane, che ha visto l’azzurro uscire agli ottavi di finale sconfitto in cinque set da Alexander Zverev. Apriti cielo. Il finimondo.

In un girone con il Canada (senza Auger Aliassime), la temibile Svezia di Borg (è il figlio, non vi preoccupate) e il Cile di Garin e Jarry – dove tra l’altro passano le prime due – era così imprescindibile avere il numero uno d’Italia che ha un sogno nel cassetto? Ovvero partecipare alle Atp Finals di Torino di fine anno. Con una trasferta asiatica alle porte e con un finale di stagione indoor, superficie da sempre congeniale a Sinner, Jannik ha deciso di concentrarsi sul suo grande obiettivo stagionale. Finire tra i primi otto e giocare per la prima volta da titolare (nel 2021 entrò come riserva per l’infortunio di Berrettini a qualificazione ormai sfumata) in Italia, davanti al suo pubblico, sarebbe un altro passo in avanti nella sua carriera. E soprattutto lascia la Nazionale in buone mani: Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti e Matteo Arnaldi sono in grado di chiudere il girone tra le prime due ed accedere alle Finals di novembre. Sembrano lontani, lontanissimi, i momenti in cui l’Italia – nel 2003 – perse in Zimbabwe e retrocesse in Serie C. In venti anni di acqua sotto i ponti ne è passata. Adesso l’Italia ha grandi giocatori che negli ultimi anni hanno sfornato finali slam, vittorie nei 1000, partecipazioni alle Atp Finals. Godiamoceli. Non distruggiamoli.

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