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La Juventus si sveglia solo col tridente: Allegri in finale di Coppa Italia, ma la sua idea di squadra è stata sconfitta

Massimiliano Allegri Juventus
Massimiliano Allegri - Foto Domenico Cippitelli / IPA Sport / IPA

La Lazio sfiora la rimonta e vince 2-1, la Juventus si regala la 23esima finale di Coppa Italia della sua storia. All’Olimpico è la Vecchia Signora a prenotare un nuovo soggiorno romano in vista dell’ultimo atto della competizione, in programma il prossimo 15 maggio proprio nell’impianto capitolino. La squadra biancoceleste gioca una delle migliori partite della stagione rimontando il 2-0 bianconero dell’andata con una doppietta di Castellanos, ma alla fine è una rete di Milik a regalare la finale (contro una tra Atalanta e Fiorentina, in campo domani) alla Juventus. Bastano tre minuti di tridente a Massimiliano Allegri (che indovina i cambi) per esultare, ma il tecnico deve fare i conti con una prestazione nettamente insufficiente della sua squadra nella restante parte di gara. La svolta arriva infatti solo quando i bianconeri aumentano il peso offensivo con Chiesa, Milik, Yildiz e Weah in campo contemporaneamente, confermando quanto la Juve sia ancora una creatura povera di idee, con delle potenzialità non sfruttate ma con tanto talento a disposizione. La sensazione è che la squadra bianconera riesca a dimostrare di essere un collettivo di livello superiore solamente quando è spalle al muro, quando non c’è più niente da perdere e i singoli possono dare sfogo del proprio talento individuale. È la storia di Lazio-Juventus, apparsa tanto simile al precedente in campionato, sempre all’Olimpico, di poche settimane fa. Stavolta basta la sconfitta di misura ai bianconeri per esultare.

Tudor deve fare a meno di Kamada, non convocato per un fastidio fisico, ma ritrova Guendouzi dal 1′. Allegri schiera Perin in porta, mentre Alex Sandro rimpiazza lo squalificato Gatti nel trio difensivo. Un’assenza che pesa perché è proprio il difensore brasiliano ad essere protagonista in negativo del gol che riaccende le speranze biancocelesti. Al 12′ sugli sviluppi di un calcio d’angolo dalla sinistra, Castellanos prende l’ascensore e svetta su Alex Sandro indirizzando di testa la palla dove Perin non può arrivare. Al 22′ la Juventus va vicina al gol con un’azione tutta ad un tocco. Chiesa dalla sinistra crossa al centro, Vlahovic arriva sul pallone ma deve fare i conti con il riflesso di Mandas. Al 43′ è la Lazio a sfiorare il 2-0. Palla geniale di Luis Alberto in profondità, Danilo in scivolata smorza solo il pallone e lo accomoda a Castellanos che a tu per tu con Perin calcia sul corpo del portiere.

Nell’intervallo Tudor deve spendere un cambio obbligato. Fuori Gila, dentro Patric. Al 49′ la Lazio raddoppia e lo fa sempre con Castellanos. Felipe Anderson pesca l’ex Girona, che prende il tempo a Bremer e batte Perin per la seconda volta. Come in occasione dell’1-0, la Juve reagisce e va vicina alla rete. Ma ancora una volta la Lazio si salva con un miracolo dei suoi giocatori. Nel primo tempo è stato Mandas a salvare la porta biancoceleste, al 57′ è Marusic a fermare quasi sulla linea Vlahovic dopo un suggerimento di McKennie. Al 61′ Tudor toglie un attaccante per inserire un centrocampista: fuori Felipe Anderson, dentro Vecino. Nel finale, con i ritmi più bassi, tocca anche a Rovella e Immobile, che prendono il posto a Cataldi e Castellanos. Allegri, che poco prima aveva tolto Cambiaso (polemico in panchina) per Weah, richiama anche Vlahovic e McKennie, inserendo Milik e Yildiz. All’83’ la Juventus trova il gol e lo fa con i cambi. Ma soprattutto con più uomini in area e sulla trequarti. Weah stoppa col petto dalla destra e lascia partire un tiro cross che è un cioccolatino da scartare per Milik, bravo a sbucare alle spalle di Romagnoli e a depositare in rete. Allegri cambia subito: fuori Chiesa, dentro Alcaraz. L’assedio finale della Lazio non funziona. La Juventus cercherà l’ennesimo trofeo, ma dovrà giocare diversamente se vorrà conservare speranze di far festa.

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