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Juventus, Calvo in Senato: “Calcio italiano non sostenibile, ridurre squadre fondamentale per cambiare la mutualità”

Pallone Serie A
Pallone Serie A - Foto LiveMedia/Alessio Marini

Francesco Calvo ha rappresentato la Juventus in Senato presso la Commissione Cultura e Istruzione in occasione del meeting “Prospettive di riforma del calcio italiano”. Tra i vari temi toccati spicca quello della riforma dei campionati, argomento su cui le grandi squadre continuano a spingere fortemente. “Il concetto di mutualità che sostiene tutti i campionati inferiori potrebbe essere rivisto riducendo il numero di squadre professionistiche, che per noi è una cosa fondamentale – spiega – La Juventus in questi anni ha investito circa 500 milioni di euro in Serie B e Serie C tra acquisto di calciatori e premi di valorizzazione. Lo stesso discorso vale anche per tanti altri club della Serie A, ognuno con le sue proporzioni.”

Interrogato sui motivi della crisi del calcio italiano, Calvo rincara la dose: “Abbiamo leggi che pensano a questo sport come un gioco e non come un’industria. Nel 2003 la Juve fatturava 250-300 milioni alla pari di tutte le big europee, adesso il nostro fatturato è raddoppiato ma il problema è che in Europa lo hanno quadruplicato. In più i club si assumono il rischio di impresa ma alla fine hanno a disposizione i calciatori per il 75% del tempo, mentre nel 25% del tempo quando ci sono i Mondiali i club non hanno calciatori a disposizione e non ricevono nessun incentivo per questo.”

Sul tema economico conclude: Il calcio italiano non è più sostenibile, serve un intervento per stabilizzarlo. Penso anche ai diritti televisivi, fermi al 2009 e interamente sulla Serie A a sostenere l’intero sistema.”

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