Editoriali

L’Inter non scende dalle montagne russe ed entra nella storia

Simone Inzaghi Inter
Simone Inzaghi - Foto LiveMedia/Nderim Kaceli

L’Inter è sulle montagne russe, le più lunghe e terrorizzanti d’Europa. E non riesce più a scendere. La slavina di punti persi in questa seconda parte di campionato si fa sempre più imponente e rischia di spazzare via tutto. Sono 11 le sconfitte in 30 partite. Troppe. Da Monza al Monza. Dal 2-2 del Brianteo del 7 gennaio condito dalle polemiche allo stacco in solitaria di Caldirola, che gela uno stadio già abbastanza provato dalle ultime uscite. In mezzo ci sono state altre cinque sconfitte e due pareggi. Inter-Monza del 15 aprile 2023 entra nella storia. La banda di Simone Inzaghi ha collezionato 3 sconfitte consecutive a San Siro senza segnare nemmeno un gol. Non era mai successo dal 1908. L’ultimo gol dei nerazzurri nel proprio stadio è la girata di prima del Toro Martinez contro il Lecce nella vittoria per 2-0 del 5 marzo. Poi più nulla. Tante occasioni sprecate, un gioco piatto e monocorde, la bravura degli avversari che ormai hanno capito lo spartito da seguire per mettere in difficoltà questa squadra. Juventus, Fiorentina e Monza. Tre partite vinte di corto muso dagli avversari che fanno sprofondare l’Inter.

Non basta la voglia di Lukaku e l’esuberanza a tratti di Barella per pungere la squadra di Palladino, ordinata in difesa e sempre pronta a ripartire con gli strappi di Pessina, Ciurria e Caprari. Onana e compagni infrangono un record negativo e non si schiodano dal quinto posto a 51 punti. All’appello mancano ora 8 partite di campionato. La squadra di Suning deve giocarle come fossero 8 finali, come non ci fosse un dopo. L’impressione è che l’Inter in queste ultime uscite in Serie A giochi con sufficienza, pensando di aver a disposizione sempre la partita successiva per fare meglio. Invece i nerazzurri si dovrebbero caricare sulle spalle tutta la pressione del momento e giocare con un atteggiamento da dentro o fuori nei 90 minuti. Niente sbracciate o urla al compagno in caso di errore, ma tanto sacrificio e incoraggiamento gli uni con gli altri.

L’Inter viaggia a velocità diverse, in base alla competizione. E mercoledì arriva la partita più importante della stagione fino a questo momento, questa sì da dentro o fuori sul serio. Il ritorno dei quarti di Champions contro il Benfica. Difficile prevedere cosa potrà accadere. Il vantaggio sui portoghesi è buono ma non consente di stare tranquilli. Il gol a San Siro manca come l’acqua nel deserto. Potrebbe essere proprio il giorno giusto per trovare un’oasi e abbeverarsi, ma serve convinzione e una partita giocata a ritmi intensi. Inzaghi difficilmente sbaglia nei match da dentro o fuori e un passaggio in semifinale di Champions League riporterebbe entusiasmo in un ambiente che, guardando solo al campionato, ha l’umore a terra. Anche perché molto – se non tutto – del progetto sportivo dell’Inter dell’anno prossimo ruota attorno alla qualificazione alla Champions. Se Inzaghi non dovesse centrare l’obiettivo, l’Inter perderebbe attrattiva e porterebbe molti giocatori a cercare di accasarsi altrove, oltre a salutare il tecnico ex Lazio. A quel punto la valanga avrebbe spazzato via tutto e si dovrebbe tentare di ricostruire da zero. Cosa che nessuno in casa Inter si augura.

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