Calcio

Portanova, parla la ragazza vittima di stupro: “Non sapete quanto sia stato difficile anche solo denunciare”

Manolo Portanova
Manolo Portanova - Foto Antonio Fraioli

La studentessa di 22 anni vittima nel maggio 2021 di uno stupro di gruppo, che ha coinvolto anche il calciatore Manolo Portanova, ha deciso di scrivere una lettera a ‘La Nazione‘ in cui fa chiarezza sulla vicenda e racconta com’è cambiata la sua vita dopo quello che è accaduto in un appartamento vicino a Piazza del Campo a Siena.

Negli ultimi anni ho scoperto di avere tanti nomignoli: Chiara, Sara, Claudia, Marta, ‘quella di Portanova’, ‘sicuramente una poco di buono’, ‘la stuprata’ e chi più ne ha più ne metta. Ho scelto di scrivere, sapete, non è mai facile esprimere se stessi e il proprio dolore quando si è in mezzo ad una burrasca giudiziaria – scrive la ragazza senese – Tutto può essere preso di mira, tutto può essere visto da qualcuno come un piccolo enorme dettaglio per puntarmi il dito contro. Ma sono qua oggi, per rispondere ad una conferenza stampa da poco tenuta, per rispondere a chi potrebbe credere più alle parole di qualcuno rispetto all’esito di un primo grado di giudizio“.

Perché rispondere? Perché oltre a quello che ho dovuto subire nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2021, mi ritrovo oggi di fronte a qualcuno che tenta di affossare la mia persona e di mettermi in cattiva luce. Purtroppo oltre al tribunale giudiziario ne esiste anche uno mediatico e sociale, molto crudele, del quale con sincerità posso affermare che siamo vittime tutti. Non sono stata io a voler dare clamore a questa orribile vicenda. “Ti sei scelta bene i cavalli da giocare”, dice qualcuno – si legge – Se solo sapeste quanto sia stato difficile per me riuscire anche solo a denunciare. Denunciare una violenza sessuale significava dover affrontare anni di svalutazioni, di insulti, anni in cui avreste provato a dire che era un gioco e che ero d’accordo. Denunciare significava affrontare processi, udienze, dover leggere articoli su articoli di giornale, dover affrontare le calunnie più malvagie“.

Infine, la ragazza ripercorre le difficoltà attraversate nei giorni seguenti al fatto: “Ho desiderato spegnermi. Mi sono chiusa in un guscio di silenzio e freddezza, nessuno doveva chiedere, nessuno doveva sfiorarmi…Ricordo di aver abbracciato mio cugino per primo e di avergli detto: mi fa male tutto. Cerco di riprendere in mano la mia vita giorno per giorno e andare avanti“.

Il riferimento è chiaramente alle parole di Manolo Portanova, che dopo la condanna con rito abbreviato a 6 anni di reclusione, aveva dichiarato in conferenza stampa insieme al padre Daniele e al difensore Gabriele Bordoni: “Soffro per ciò che leggo e sento, ma ho il diritto di tornare a giocare. Posso dimostrare che alcune prove non sono state guardate“. Il ricorso in appello verrà presentato a breve dal suo legale.

SportFace