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Joselu beffa un’Italia ancora acerba, la Spagna ferma gli azzurri come due anni fa

Roberto Mancini
Roberto Mancini - Foto LiveMedia/Emmanuele Mastrodonato

Il gol di Joselu, all’88’ e frutto di due rimpalli, beffa l’Italia a corrente alternata vista ad Enschede e fa sì che anche l’obiettivo Nations League debba sfumare inesorabilmente. Seconde Finals conquistate dagli azzurri, seconda eliminazione in semifinale per mano della Spagna, che fa valere il maggior tasso tecnico e dopo aver dominato il secondo tempo passa nell’azione più sporca tra quelle costruite, quando sembrava ormai tutto pronto per i supplementari. La Nazionale si lecca le ferite e può sicuramente vedere il bicchiere mezzo pieno per un primo tempo in cui, dopo il pasticcio di Bonucci, i ragazzi di Mancini hanno reagito subito col rigore di Immobile e poi erano persino passati in vantaggio, ma il Var ha strozzato in gola l’urlo di Frattesi per la prima gioia azzurra. E’ quella la sliding door di tutta la partita, perché prima e dopo il gol annullato gli azzurri si erano costruiti occasioni niente male, sfruttando il lancio lungo, le verticalizzazioni improvvise e la lentezza dei due centrali spagnoli nati in Francia.

Ma il secondo tempo dice altro. Affiora la stanchezza, emerge la capacità delle Furie Rosse di riposarsi girando palla, e cominciamo a sbagliare troppo tecnicamente. I nuovi entrati non danno quello che Mancini aveva chiesto, Chiesa in primis, veniamo irretiti dal giro palla e dalle trame degli spagnoli di De La Fuente, e quando sembrava fosse possibile allungare la contesa per trovare nuove risorse, ecco la beffa che tale non è, perché la sconfitta in fin dei conti, nonostante una buona prova, è meritata. Si riparte da qui, si riparte dall’Olanda domenica nell’inutile finalina per il terzo posto, match sicuramente da onorare ma con la testa al futuro. Bisogna tornare quelli dell’Europeo, e chissà che non si sia chiuso un cerchio: 92 giorni dopo la notte magica di Wembley, fu proprio il ko in Nations League con la Spagna a fermare l’imbattibilità azzurra e a farci tornare coi piedi per terra, prima di sprofondare agli inferi qualche mese dopo a Palermo con la Macedonia. Da lì, toccato il fondo, si risale, per il momento non siamo ancora a livello degli spagnoli, non resta che lavorare sodo.

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