Allo Stadio Olimpico torna a vincere la Juventus, ma a prendersi la scena – in negativo – è Massimiliano Allegri. Sono trascorse poche ore dal trionfo bianconero, eppure il gol di Dusan Vlahovic che ha portato la 15esima Coppa Italia a Torino è già finito in seconda o terza pagina nelle cronache e discussioni sportive che stanno infiammando questo ‘Day After’. Un successo cercato, atteso e voluto dall’attaccante serbo, protagonista di una straordinaria prestazione, e dai suoi compagni di squadra, così come dai tanti tifosi desiderosi di tornare a festeggiare dopo anni difficili.
Eppure i riflettori sono anche quest’oggi puntati su colui che sedeva in panchina. Il tecnico livornese avrebbe potuto ieri sera concludere questa sua complicata seconda esperienza sotto la Mole godendosi una bella vittoria, al termine di un match ben preparato e giocato dalla sua squadra. E invece ci regala forse il più triste degli epiloghi di una storia che si sarebbe dovuta già interrompere tempo fa che invece si è trascinata fino a questo punto di non ritorno. Dallo ‘show’ della giacca e cravatta che volano mentre inveiva contro il direttore di gara Maresca, il quarto uomo Mariani e il designatore Rocchi si è poi passati ai gesti durante le celebrazioni nei confronti di Cristiano Giuntoli per finire nel peggiore dei modi, con l’aggressione verbale nei confronti di un giornalista prima di entrare in sala stampa. Un’escalation che testimonia l’aria irrespirabile che da tempo si respirava attorno e all’interno dell’ambiente Juventus, creata sì da tre anni di record negativi e prestazioni sul campo che hanno scatenato critiche, ma anche da una comunicazione e un atteggiamento da parte di Allegri che non hanno fatto altro che rendere l’atmosfera sempre più tossica. Tra la tifoseria e, come è evidente, anche nella stesso club.
Una situazione che fa riflettere, perché di fatto già vissuta nell’ormai lontana primavera del 2019. Era l’epoca delle prime critiche al gioco della Juventus che non venivano accettate di buon grado, dei paragoni con Sarri, delle liti negli studi televisivi, e delle discussioni infinite in conferenza stampa. Ritrovarsi a 5 anni di distanza a commentare non solo una proposta di calcio che non si è evoluta, ma atteggiamenti e vicende che si ripetono inesorabili nel corso del tempo è emblematico. Ed è la più grande sconfitta di un Massimiliano Allegri tornato sulla panchina della Juventus nell’estate del 2021 più spinto dall’orgoglio personale che dalle motivazioni, probabilmente per dimostrare come fosse lui dalla parte dalla ragione, e che invece rischia di aver compromesso ancor di più il suo futuro nel calcio di un certo livello.