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La Coppa Davis della nostra generazione, grazie Italia

Italia Coppa Davis
Italia Coppa Davis - Foto LiveMedia/Andrea Rosito

L’Italia del tennis ha vinto la Coppa Davis, per la seconda volta nella storia dopo l’ormai proverbiale trionfo in Cile nel ’76. Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Lorenzo Musetti e Simone Bolelli hanno onorato al meglio le gesta di Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Antonio Zugarelli, rendendo orgogliosa una nazione intera. Non solo, però. Non è infatti corretto essere riduttivi, considerando lo straordinario e graduale progresso del movimento azzurro nell’ultima decade (almeno). Questa è la vittoria di Fabio Fognini, Andreas Seppi, Matteo Berrettini, Marco Cecchinato; e ancora di Flavio Cipolla, Thomas Fabbiano, Stefano Travaglia, Salvatore Caruso, Gianluca Mager e tanti altri atleti italiani che, insieme, ci hanno resi grandi.

Ogni azzurro ha stimolato l’altro, ognuno ha fatto sì che un’utopia diventasse desiderio e da tale obiettivo, sino a centrarlo e a voler sognare in grande. L’Italia ha sconfitto l’Australia in finale, a Malaga, e nello stesso momento ha dato il via libera a una cascata di possibilità future. Adesso sappiamo chi siamo e abbiamo un’idea chiara su chi possiamo essere. È il nostro momento, è l’ora del tennis italiano.

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IL VALORE DELLA COPPA DAVIS

Questa Coppa Davis vale ogni battaglia persa. Adesso l’Italia è grande, ha un protagonista e tanti “Robin”, ha dei talenti emergenti e dei veterani a cui va riconosciuta ogni impresa. Dopo le critiche al formato della nuova Davis, la paura di arrivare sempre a un centimetro da qualcosa di grande senza raggiungerla; dopo lo scoglio Olanda, la montagna Djokovic, gli imprevedibili aussie (prima volta sconfitti dopo tre tentativi andati male). Dopo una finale del ’98 da dimenticare, dopo un anno di buio (2015) in cui il Kazakistan di Nedovyesov ci spediva fuori al primo turno. Dopo quella semifinale al Roland Garros, quella finale a Wimbledon e quel successo sfiorato di fronte a noi stessi a Torino. Dopo tutta la sofferenza, adesso è ora di gioire e goderci il nostro tennis: il presente è dolce, il futuro è roseo, grazie Italia.

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