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Addio a Joe Barone, uomo di raccordo tra due mondi. Il ‘Viola Park’ il suo gioiello nella storia della Fiorentina

Joe Barone
Joe Barone, direttore generale della Fiorentina - Foto Danilo Vigo / IPA Sport / IPA

Tra gli atti dello stato civile dell’ottocento di Pozzallo, città di quasi 20.000 abitanti del libero consorzio di Ragusa in Sicilia, è facile imbattersi nel cognome ‘Barone’, uno dei più comuni tra le pagine ingiallite dei vecchi documenti del luogo. È in questa città che il 20 marzo del 1966 è nato Giuseppe Barone, detto Joe, direttore generale della Fiorentina, morto il giorno prima del suo 58esimo compleanno, nella ricorrenza di una ‘festa del papà’ drammatica per i suoi quattro figli, accorsi all’ospedale San Raffaele di Milano e preparati al peggio ormai da ieri, quando il bollettino medico della Fiorentina definiva “fuori luogo” ogni “previsione prognostica”. Barone è stato ricoverato per tre giorni presso la terapia intensiva cardio-chirurgica in condizioni cliniche critiche a seguito di un arresto cardiaco accusato nell’hotel di Cavenago che ha ospitato la Fiorentina domenica nel giorno del match contro l’Atalanta. A sei anni dalla morte di Davide Astori ad Udine, la società viola è costretta a vivere un altro dolore immenso nel giorno di una partita in trasferta mai giocata e che un giorno verrà disputata tra ricordi e commozione come quell’Udinese-Fiorentina del 3 aprile 2018. Sarà l’occasione per commemorare un importante dirigente sportivo, ma anche e soprattutto un italiano emigrante che in Italia è tornato per scrivere pagine di calcio. Da Pozzallo, dove ha vissuto fino a 8 anni, Joe Barone si trasferì con la sua famiglia a Brooklyn. L’incontro con Rocco Commisso (classe 1947 e originario della Calabria) gli spalancò le porte di Mediacom, l’azienda dell’imprenditore italostatunitense che nel 2017 decise di affidargli prima la carica di vice-presidente dei New York Cosmos e in seguito, nel 2019, quella di direttore generale della Fiorentina.

C’era anche Barone nel giugno di quell’anno negli uffici dello studio legale BonelliErede per definire l’acquisizione della società viola dalle mani dei Della Valle. Da quei mesi fino al 2024, Joe è stato il plenipotenziario di Commisso a Firenze, il braccio destro, l’uomo di fiducia, ma soprattutto la figura perfetta per unire due mondi, l’Italia e gli Stati Uniti, sede degli affari dell’imprenditore. Simbolo della sua avventura da direttore generale è un siparietto del gennaio 2020: durante un allenamento aperto alla tifoseria, Barone si presentò in campo sventolando un bandierone viola e collegando via telefono i tifosi con Commisso. Da dirigente fu l’interprete principale dell’esigenza del presidente di rinforzare il club sul piano infrastrutturale. A partire dal centro sportivo, il ‘Viola Park’, fiore all’occhiello di Rocco Commisso (a lui intitolato), ma vera creatura di Joe Barone, che seguì in prima persona iter burocratico e lavori, portando a termine quella che per la Fiorentina era stata una vecchia idea, tramontata più volte, ma realizzata sotto la gestione americana.

L’altro tema era il nuovo stadio, con il discorso sul restyling del ‘Franchi’ più attuale che mai, definito recentemente (con amarezza) da Barone “il giocattolo della politica”. Tra le battaglie in Lega e i rapporti con Uefa e Fifa, naturalmente c’è stato anche il campo nella sua agenda quotidiana. Pur delegando compiti a Pradè e Burdisso, il dirigente italostatunitense è sempre stato presente al fianco della squadra e lo ha fatto fino all’ultimo. La scelta di Vincenzo Italiano, che ha coinvolto tutti i rami dirigenziali, alla fine si è rivelata brillante. Due finali in uno stesso anno sono cosa rara per la Fiorentina. È mancato il trofeo, quello che i viola proveranno a dedicargli a fine stagione. Gli uomini di Italiano sono in corsa per la Coppa Italia e la Conference League, proprio le due competizioni perse in finale nella scorsa stagione. Ora c’è una motivazione in più accanto ad un dolore immenso per un club che in questi anni ha versato troppe lacrime.

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