Calcio

Razzismo, agente Juan Jesus: “Si sta tentando di non guardare il problema”

Juan Jesus
Juan Jesus - Foto Luigi Canu/IPA Sport

Non accennano a placarsi le polemiche che hanno seguito quanto accaduto durante la partita tra Inter e Napoli dello scorso 17 marzo, con una presunta frase discriminatoria rivolta dal difensore nerazzurro Francesco Acerbi al suo omologo partenopeo Juan Jesus. Neanche l’assoluzione di Acerbi per mancanza di supporto probatorio audio, video o testimoniale, ha calmato le acque. Lo stesso Juan Jesus aveva espresso tutta la sua delusione per il nulla di fatto con cui si è conclusa la vicenda, sentendosi non tutelato a dovere dalla giustizia sportiva. A gettare ulteriore benzina sul fuoco è Roberto Calenda, agente del difensore brasiliano, che su X denuncia come ancora una volta si sta tentando “di non guardare il problema, fermandosi a considerazioni para-giuridiche maldestre e che non aiutano a capire“.

Il riferimento è alle ricostruzioni “fantasiose e offensive” riportate sui più importanti quotidiani sportivi in merito all’intera vicenda. In primo luogo, allo scarso appoggio fornito dal Napoli e dallo stesso Calenda al suo assistito durante l’audizione davanti al Giudice Sportivo: “Juan Jesus si è presentato all’audizione senza avvocato perché essendo teste/persona offesa non è prevista la presenza di alcun legale: lo stesso Ufficio che lo aveva convocato aveva precisato questo aspetto. Non ci siamo dimenticati dell’avvocato: abbiamo seguito le regole“. Calenda ha poi voluto evitare qualsiasi insinuazione circa un fraintendimento delle parole di Acerbi da parte di Juan Jesus, assicurando a tutti che il suo assistito “capisce perfettamente l’italiano, sa leggere un verbale di dichiarazioni e non è un ingenuo né uno sprovveduto“. Nell’ultima parte del suo sfogo, l’agente si chiede come mai non siano stati posti sotto la lente d’ingrandimento i comportamenti di Acerbi, e perché il difensore nerazzurro abbia “avuto bisogno di una fitta preparazione di una settimana per studiare la migliore strategia difensiva se era così evidente l’assenza della discriminazione?“. Per Calenda si torna dunque al punto di inizio: “Non faccio il giornalista e, quindi, non so spiegarmi perché queste semplici domande non siano state neppure affrontate. Ancora una volta si sta tentando di non guardare il problema“.

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