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Italia, Spalletti: “Sono come un rabdomante a caccia di giovani. Gravina un vincente”

Luciano Spalletti Nazionale
Luciano Spalletti - Foto LiveMedia/Emmanuele Mastrodonato

“Il mio ruolo ha connotati di rabdomante. Il mio dovere e’ guardare, osservare, scoprire tutto ciò che può fare esultare la gente. Sono venuti fuori Kayode, Ranieri, Koleosho, Casadei che avevamo nel mirino da un po’. Bove e’ oramai una certezza, mi e’ piaciuto nell’ultimo periodo l’atteggiamento di Lucca, e poi Prati, Calafiori che è una certezza a sinistra e al centro, ed è pronto per la nazionale”. Lo ha detto il ct dell’Italia, Luciano Spalletti, ai microfoni di Rai Sport: “Lo scudetto col Napoli è stato un memorabile viaggio collettivo su binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni. La qualificazione europea è invece la voce che sale dal fondo del pozzo in cui eravamo caduti e che urla al mondo che ci siamo anche noi e siamo più vivi che mai. Ci permette di andare in Germania a difendere il titolo vinto nel 2021, ma c’è ancora tanto lavoro da fare”.

E sui buoni propositi per l’anno nuovo: “Dover farmi carico di situazione complicate mi rende felice, appartengo a quella generazione di persone per le quali far parte della nazionale fa battere forte il cuore. Ecco, il mio augurio è che questa felicità possa toccare tanti italiani”. Mentre sulla Superlega: “Frutto di un mondo in cui si sta perdendo lo stupore di Davide che batte Golia. Stiamo perdendo i buoni odori e sapori di un tempo, quelli della terra, della tradizione, della gente in festa attorno a una bandiera, dello stupore di Davide che batte Golia. E’ come se il domani fosse tutto da inventare e scritto dalle regole dei potenti. Qualcuno vuole imporre quale sia l’unico calcio da guardare, non hanno capito che finche’ ci sarà un pallone e spazio per due porte la gente continuerà a scegliere il calcio che più la appassiona”. 

Sui Mondiali 2006, sempre in Germania: “Ricordo tutto del Mondiale del 2006 in Germania: il blocco creato da Lippi, al quale mi accomuna solo, al momento, l’essere come lui toscano…la sequenza dei cinque rigoristi sicuri di segnare in finale… Ogni contrasto dietro il quale c’era tutto il muscolo della squadra. La finale poi non l’ho vista: l’ho vissuta con i miei due figli, allora di 14 e 11 anni, urlando a ogni rotolata del pallone e finendo in un grande abbraccio collettivo”.

Infine sulle differenze tra De Laurentiis e Gravina: “Sono come giorno e notte: uno è imprenditore l’altro da sempre uomo di calcio, è giusto ci siano approcci diversi. E’ innegabile che siano entrambi presidenti vincenti, stanno facendo cose importanti per il nostro calcio. La cosa che mi e’ piaciuta di più di Gravina è avermi messo da sempre a mio agio, dimostrandomi stima e mettendo al centro valori del calcio italiano e dei giovani”.

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