Editoriali

Virginia Raggi lascia Roma senza Olimpiade, democrazia e rispetto

Daniele Frongia e Virginia Raggi - Foto Sportface.it

Una mozione “imbarazzante”. Per Giovanni Malagò copiata da Wikipedia, di sicuro piena di imprecisioni e metafore strampalate tra una città candidata, Roma, e metropoli mai vicine neppure ad immaginare un dossier olimpico, Così il sindaco Virginia Raggi vuole far cadere la candidatura di Roma ai Giochi del 2024, appoggiata dalla passata amministrazione comunale e soprattutto dall’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi, volato addirittura a Rio de Janeiro lo scorso agosto per sostenerla di fronte ai membri del Cio.

Sportface, come sapete, è sempre stato e resta favorevole al sogno della capitale. Ma eravamo naturalmente pronti a cambiare idea, come ognuno di noi dovrebbe saper fare, di fronte ad argomentazioni valide, riflessioni sagge dettate dallo studio attento del dossier e magari anche del nuovo regolamento imposto dal Cio per l’organizzazione di un’Olimpiade. Ecco perché la conferenza stampa della Raggi, incredibile unicum per un’amministrazione approdata al Campidoglio sventolando le bandiere della trasparenza salvo poi rifiutare ogni contatto con i giornalisti, ci ha lasciato attoniti, mentre non necessita commenti l’intervista al presidente della commissione sport del comune Angelo Diario, specchio fedele dello stato attuale dell’amministrazione romana (potete riascoltarla qui se l’avete persa).

Per giustificare il no all’Olimpiade la Raggi è andata oltre ogni confine immaginabile, attaccando a 360 gradi chi crede nello sport, chi crede nella democrazia e, peggio ancora, chiunque creda in un valore semplice quanto importante: il rispetto degli altri.

Partiamo dagli amanti dello sport, denigrati dal sindaco di Roma. “L’Olimpiade non si fa perché è un evento che non funziona. Lo dimostrano tutte le edizioni precedenti. Le Olimpiadi sono un sogno che diventa un incubo”. Avete capito bene? L’Olimpiade non funziona. Eppure, noi poveri giornalisti di Sportface, pensavamo il contrario, vedendo le nostre visite triplicate durante le due settimane dei Giochi di Rio. Non era un sogno, ma un incubo: ce lo ha spiegato la Raggi. Chissà se anche Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale, abbia compreso il suggerimento.

Stop all’incubo, dunque. Decide il sindaco, anzi la sindaca. Lo fa da sola, perché il referendum invocato prima delle elezioni non serve più. Perché “i romani lo hanno già fatto – ha spiegato la Raggi con un’interpretazione quantomeno particolare del principale istituto della democrazia moderna – In quasi 800mila hanno scelto di dire no all’Olimpiade votandomi”.

Ma chi lo ha detto? Io ho votato a Roma e vi assicuro che sulla scheda c’erano i nomi di Virginia Raggi e Roberto Giachetti, ma nessun quesito sulla candidatura della città all’Olimpiade del 2024. L’interpretazione del voto amministrativo come referendum sui Giochi non è solo scorretta, ma addirittura preoccupante per chi ancora crede nella democrazia. I sondaggi sull’ampio sostegno dei romani alla candidatura non ci hanno mai convinto, ma l’arroganza della Raggi fa sospettare abbia ragione Malagò quando osserva che “la sindaca ora ha accantonato l’idea del referendum perché conosce bene i risultati dei sondaggi”.

Denigrare chi ama lo sport e chi crede nella democrazia, però, non è bastato alla Raggi. Bisognava offendere il Coni e, ancor peggio, il Comitato italiano paralimpico. Perché ad attendere il sindaco di Roma, nel suo ufficio in Campidoglio, non c’erano solo l’odiato Giovanni Malagò, il capo del gabinetto del Coni Francesco Soro e la coordinatrice del comitato promotore Diana Bianchedi, ma c’era anche e forse soprattutto, vista l’attenzione dedicata dalla stessa Raggi agli atleti paralimpici prima dei Giochi di Rio, il presidente del Cip Luca Pancalli.

Non solo la Raggi ha pensato bene di farli attendere oltre mezz’ora, dopo aver posticipato di mesi l’incontro, ma ha voluto anche prenderli in giro: “Avevo un incontro istituzionale, stavo arrivando ma hanno preferito andare via”, ha dichiarato il sindaco. “Era dal ministro Delrio ma vi sta raggiungendo”, ha spiegato il portavoce della Raggi a Malagò che aspettava.

La realtà, però, è diversa: la prima cittadina, come testimoniano alcune foto, era tranquillamente a pranzo in un ristorante dopo aver lasciato il ministro. Incurante del ritardo, la Raggi si è presentata in Campidoglio alle 15.15, a un quarto d’ora dalla conferenza stampa convocata la sera prima, chiaro messaggio dell’attenzione riservata ai suoi interlocutori. Un atteggiamento inaccettabile: perché Roma non avrà i Giochi Olimpici, ma deve pretendere democrazia e rispetto.

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