Il calcio piange, gli altri ridono: ecco tutti i dati sui contributi Coni

[the_ad id=”10725″]

Perde il calcio, 4.5 milioni di euro, meno 12 per cento rispetto all’anno che si sta chiudendo. Guadagnano ben 30 federazioni tra cui, ovviamente, volley, nuoto, tiro a volo e a segno, uscite alla grande dai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, ma anche il rugby, golf e triathlon, accomunate da un pesante più 30 per cento.

La ripartizione dei contributi governativi approvata dalla Giunta del Comitato olimpico nazionale italiano, preso atto del lavoro svolto dalla commissione apposita in due anni e circa quindici riunioni, ha strappato tanti sorrisi tra i presidenti federali ma anche qualche muso lungo. Il primo, com’è normale, è quello di Carlo Tavecchio, numero uno della Federcalcio uscito accigliato dalla riunione informale convocata giovedì sera da Giovanni Malagò al Foro Italico per spiegare i motivi della nuova divisione dei soldi.

“Ovviamente non me l’aspettavo – ha spiegato Tavecchio lasciando la sede del Coni – pensavamo di aver fatto sotto diversi punti di vista”. E in effetti, negli ultimi due anni la Federcalcio ha ottenuto diversi successi, sul campo (un quarto di finale all’ultimo Europeo con vittorie importanti contro Belgio e Spagna) e fuori. I criteri meritocratici studiati dalla commissione contributi, alla quale hanno partecipato 16 presidenti (su 45) e anche lo stesso Tavecchio, non hanno lasciato però scampo al calcio, che ha pagato anche la mancata partecipazione della nazionale under 21 ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, una qualificazione sfuggita in malo modo nell’Europeo 2015.

“Al calcio poteva andare peggio”, ha dichiarato Malagò, spiegando come i criteri stabiliti dalla commissione (80 per cento attribuito per l’attività di vertice e 20 per cento per l’attività sportiva generale) sono stati da lui stesso stemperati (70 e 30) per evitare squilibri maggiori. Ma non è tutto perché il presidente del Coni, grazie alle deleghe a lui conferite, ha inserito un tetto alle variazioni, stabilendo che i contributi destinati nel 2017 a ciascuna federazione non possano essere superiori o inferiori del 30 per cento rispetto a quanto percepito nel 2016.

Il calcio, come detto, se l’è “cavata” con un -12 per cento, ma con queste premesse alcuni dati (riportati nella tabella che trovate in fondo alla pagina) sorprendono: se Malagò non avesse inserito il “tetto”, quanto avrebbero dovuto prendere rugby, golf (pronto ad ospitare la Ryder Cup nel 2022) e triathlon, già premiati con un +30 per cento rispetto al 2016? E quanto avrebbero perso le 13 federazioni salvate dagli “aggiustamenti” del presidente del Coni, tra cui discipline importanti come ginnastica e pugilato, canottaggio (due medaglie a Rio) e canoa, sport equestri, vela e sport del ghiaccio, tra l’altro in piena preparazione olimpica ad appena un anno dai Giochi di Pyeongchang 2018? Ma in fondo, alla fine, piange (quasi) solo il calcio.

I CONTRIBUTI 2017 (dati in euro)