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Coni, Giovanni Malagò sulla divisione dei contributi: “Al calcio poteva andare peggio”

Giovanni Malagò - Foto Nizegorodcew/Sportface

I criteri meritocratici sono alla base della decisione di ripartizione dei contributi: alla Federcalcio poteva andar peggio, io ho riequilibrato la situazione con le deleghe a me conferite”. Queste le parole del presidente del Coni Giovanni Malagò al termine della riunione con i presidenti delle federazioni sportive ai quali ha spiegato i criteri di ripartizione dei contributi ricevuti dal governo per il 2017.

Delle 44 federazioni (il Cip è escluso dalla divisione perché è diventato un ente pubblico) 30 riceveranno più soldi nel 2017 rispetto al 2016; per 13 federazioni la cifra complessiva non subirà variazioni mentre il calcio perderà circa 4,5 milioni di euro, come annunciato dal presidente Tavecchio lasciando la Sala Giunta, al Foro Italico. “I criteri sono meritocratici – ha spiegato Malagò – dati oggettivi, tecnici e matematici. Per questo la federazione che avrà il maggior livello di contribuzione, anche questa volta come due anni fa, è la Federazione italiana nuoto”. I criteri di ripartizione sono stati decisi dalla commissione “votata da Giunta e Consiglio nazionale del Coni, della quale facevano parte 16 presidenti, otto olimpici e otto non olimpici – ha precisato il numero uno dello sport italiano – Io sono un funzionario pubblico e non posso ignorare le risultanze dei lavori di una commissione che si è riunita una quindicina di volte nell’arco di due anni. Nei parametri indicati l’attività di vertice contava per l’80 per cento mentre l’attività sportiva generale per il 20 per cento: in questo modo 13 federazioni presentavano un dato negativo. Io, però, avevo un margine di discrezione dovuto ad alcune deleghe a me conferite e, per riequilibrare il sistema, abbiamo deciso di portare il peso dell’attività di vertice dal 80 al 70 per cento e il peso dell’attività sportiva dal 20 al 30 per cento: in questo c’è un criterio più equilibrato e corretto. In secondo luogo, poi, abbiamo imposto un tetto per evitare guadagni o perdite troppo grandi rispetto ai contributi percepiti quest’anno”.

Ecco perché, secondo Malagò, alla fine al calcio è andata anche bene: “Se ti offro di mangiare una buona pasta e tu speravi in un pesce fresco, magari ti dispiace – ha osservato il presidente del Coni con una metafora – Ma se io ti spiego che rischiavi pane e salame, allora la situazione è diversa e lo dico con franchezza. La commissione lavorava da due anni, forse qualcuno se l’era dimenticato ma il Consiglio nazionale conosceva benissimo questi risultati: io ci ho messo la faccia, mi sono assunto le responsabilità, come è giusto che sia, non è stato un compito per niente semplice, anzi è delicatissimo. Mi sono comportato nell’unico modo possibile: tutti devono comunque sentirsi sotto osservazione per fare meglio, perché i criteri meritocratici resteranno, ce lo chiede l’opinione pubblica, ma anche il governo e i nostri stakeholder”.

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